Una Bambina di nome Maria

Laura Aguzzoni ha interpretato per noi un testo del marito Giampiero Pizzol, è stata un'esperienza indimenticabile che speriamo possa contagiare molti.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Lo spettacolo è bellissimo, ma nessuno se lo aspetta così.
In scena poche cose, essenziali, ma piene di gusto di fantasia e di poesia: un cavalletto, una tenda, un secchio di latta smaltato che, all’occorrenza, diventa la testa dell’asino.
Lo spettacolo inizia con luci e musiche, ma ti accorgi subito che manca qualcosa, anzi qualcuno. Sì, mancano gli attori, in scena c’è solo lei: Laura. Bravissima, nei panni di Anna, la madre di Maria, ma sola. E Maria? E l’Arcangelo Gabriele? Ed Elisabetta? E Giuseppe?
All’inizio ti senti un po’ in imbarazzo pensando a come potrà andare avanti uno spettacolo così, dove la storia di Maria viene narrata da oggetti senza attori. Poi Laura/Anna prende le mosse e comincia a chiamare. Chiama il pubblico, specie i bambini, li coinvolge e, dopo le prime ritrosie e i primi imbarazzi sono proprio i bambini a diventare i protagonisti della storia.
Alla fine sei dentro al teatro come dentro la grande parabola della vita e ti accorgi che qualcuno ti sta educando. Bambini e ragazzi sono i primi a percepire, se all’inizio sono diffidenti e vergognosi, poi stanno al gioco e vorrebbero che non finisse mai.
Quando lo spettacolo termina, comprendi che dovresti riprenderlo daccapo per rileggere tutte le sfumature presenti nelle parole e nei gesti. Sì un modo straordinario per dire ancora che una Bambina di nome Maria nella semplicità della sua esistenza, nella semplicità del suo «sì» a Dio, ha ricapitolato la creazione.

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