Effatà:Attesa o pretesa?

Alcune riflessioni di Sara sul ritiro d'Avvento, dal titolo Effatà, dove, con l'aiuto di don Alessandro e di Suor Gloria, i ragazzi IGAM sono stati aiutati a capire come questo sia un tempo prezioso in cui allenare il cuore all'attesa.

Essere in attesa: non è forse questa la condizione con cui viviamo la maggior parte del nostro tempo?
In particolare, in questo periodo di incertezza, in mezzo a tanti punti interrogativi con cui guardiamo al domani, ci sentiamo di vivere in un tempo sospeso. Per questo è importante lasciarsi educare all’attesa.
Durante il ritiro di Avvento siamo stati accompagnati da alcune riflessioni di don Alessandro e di Suor Gloria, che ci hanno aiutato a capire che questo è un tempo prezioso in cui allenare il nostro cuore ad attendere.
Attendere ha la stessa radice di attenzione. Vigilare è il modo in cui Gesù ci chiede di attenderlo, perché in realtà è già venuto, è già qui. Stiamo aspettando Qualcuno che già c’è. Se vigilo, la nostra anima resta sintonizzata ed è quindi capace di riconoscere la Presenza che si manifesta nelle nostre giornate.
Troppo spesso, invece, noi non riusciamo ad essere vigilanti perché siamo preoccupati di andare dietro ai nostri programmi, di cui vogliamo avere il totale controllo, togliendo spazio a quelli che invece sono il progetto e il disegno di Dio.
È questo che distingue l’aspettativa dalla speranza: la prima è piena di pretesa, che occupa inutilmente il cuore e impedisce di vedere i doni che Dio fa nella nostra vita; la seconda è una candela che dobbiamo cercare di tenere accesa con entrambe le mani, con tutte le nostre forze, anche quando intorno a noi tutto sembra deserto. Solo la logica dello stupore ci tiene desti in una quotidianità in cui tante volte rischiamo di assopirci.
La radice di questa Speranza é la certezza che quel che cerchiamo già c’è, anche e soprattutto quando fatichiamo a vederlo. Nell’attesa, abbiamo già l’occasione di vivere la Presenza del Signore, ma non solo. Madeleine Delbrel ci dice qualcosa di più.
“Inizia un altro giorno.
Gesù vuol viverlo in me.
Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato.
Noi non possiamo esimerci d'essere,
in ogni istante, gl'inviati di Dio nel mondo.”
Il Signore ha il gran desiderio di venire e vuole farlo abitando in noi, e noi, nella nostra libertà, possiamo scegliere di lasciargli lo spazio che vogliamo.
“Benedetto questo nuovo giorno
che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.”
Il Natale, quindi, dipende anche da me. Da te. Da ognuno di noi.