Ci rivedremo a Capo d’Omo
I ragazzi di IGAM raccontano la loro esperienza estiva sull'Argentario, tra i luoghi natali della Beata Madre Maddalena dell'Incarnazione, nell'anno del suo bicentenario.
Quando a fine febbraio alcuni di noi hanno messo piede nei luoghi natali di Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, in occasione di una breve gita invernale, è scattata subito una scintilla. Una terra accogliente che da tempo, forse da sempre, ci aspettava. E tutto è avvenuto di conseguenza: dove vivere la tanto preziosa esperienza estiva nell’anno dedicato alla Beata, in occasione del bicentenario della sua morte, se non in questi luoghi meravigliosi? E così è stato.
Accolti nella foresteria del convento dei Padri Passionisti sul Monte Argentario, abbiamo vissuto dieci giorni di così tanta ricchezza che risulta difficile anche raccontarla, perché nulla si può omettere in quanto tutto è stato Grazia e pieno del Signore. Tanto mare (meraviglioso), con la possibilità di godere della spiaggia di Cala Grande dove si trova quella che era la casa estiva di Caterina Sordini (Madre Maria Maddalena), passeggiata al tramonto con Messa a Capo d’Omo, momenti di Adorazione (anche in spiaggia al tramonto, per non farci mancare niente), servizio presso il convento dei frati, dialoghi preziosi, testimonianza di Padre Davide e di Francesco e Simona, gita in barca alle calette, giornata alla meravigliosa Isola del Giglio, gita a Pitigliano, momenti di gioco e fraternità in casa, incontri, Messa quotidiana, confessioni, e tanto altro, perché anche solo preparare un pasto insieme sarebbe da annotare e raccontare.
Ad accompagnarci in questo viaggio sono state tre figure: il Gabbiano Jonathan Livingston (dal libro di Richard Bach), il profeta Giona e, ovviamente, Madre Maria Maddalena. Grazie alla loro diversità, ci hanno permesso di interrogarci su tanti aspetti della nostra vita e della nostra Fede: i nostri desideri e i nostri limiti, i piccoli e grandi fallimenti quotidiani, le scelte, il rapporto con il Signore tra le nostre piccole fughe e il nostro volerci essere, tra i nostri orgogli e l’umiltà.
Desideriamo ringraziare di cuore innanzitutto il Signore per la vita di Caterina Sordini e per i luoghi meravigliosi in cui è nata. Niente meglio di questi ci hanno permesso di entrare a pieno nella sua spiritualità, che noi Giovani Adoratori Missionari abbiamo ereditato grazie alle nostre monache. Lì dove mare e monti si incontrano, il Signore ha forgiato l’anima di Caterina, in un dinamico e inscindibile equilibrio tra contemplazione e missione, capisaldi del nostro carisma.
Un grande grazie in particolare a don Sandro, che con immensa gratitudine ci ha accompagnato con gioia in tantissimi dei momenti vissuti e senza il quale nulla sarebbe stato possibile. E con lui, tutta la gente di Porto Santo Stefano, ogni volto incontrato che con gioia ci ha fatto capire quanto è viva la vita di Caterina e questo è stato per noi molto edificante.
Grazie ai Padri Passionisti per l’accoglienza e per il loro tempo, per il loro modo di pregare, per la vista meravigliosa che ci veniva offerta ogni mattina, per le fastidiose campane delle 6.30 che ci annunciavano che un nuovo giorno pieno di Grazia ci attendeva. Grazie in particolare a Padre Luigi per la sua grande disponibilità e a Padre Davide per averci donato la sua storia. Grazie a San Paolo della Croce per la sua vita che ha portato e porta tutt’oggi tanto frutto, è stato bello conoscerla e sapere che ha ispirato i passi della nostra Beata.
Ringraziamo Francesco e Simona per la loro testimonianza, per la loro splendida famiglia, per il bene che ci hanno voluto nel raccontarsi e per la semplicità e l’umiltà con cui l’hanno fatto.
Ringraziamo le nostre monache per la loro vita e per aver scelto il Signore, in particolare grazie a suor Gloria per l’infinita sapienza che con tanta umiltà mette sempre al servizio del nostro cammino e del bene che ci vuole ed infine Erica, che continua ad accompagnarci e a dedicare alle nostre vite tempo, energia e tanti doni.
Per concludere, grazie a questa terra con cui si è creato un legame dal sapore eterno, con la promessa di rivederci a Capo d’Omo, come si suol dire da quelle parti.