Sant’Antonio Abate
Questa volta andiamo alla scoperta dei Santi! Questo articolo non fa parte della serie pubblicata su Popotus, ma vogliamo, d'ora in poi, raccontarvi ogni tanto la storia di qualche Santo. Sant'Antonio è proprio importante in questo tempo di COVID. Scopriamo chi è e i tanti suoi simboli!
Ragazzi sapete chi è ? Un santo veramente importante! Un tempo tutti lo conoscevano e lo si invocava per ogni tipo di malattia. C’è persino una malattia della pelle che porta il suo nome: il fuoco di Sant’Antonio! Lo avete riconosciuto? Sì, è proprio lui sant’Antonio Abate. Spesso è detto del porcello perché questo animale è il suo principale attributo. Nell’immagine che vedete non c’è alcun maialino, ma vediamo due elementi molto importanti per lui: un campanellino e una grande T disegnata sulla mantellina nera dell’abito monastico. Sì, Antonio era un monaco. Aveva iniziato a seguire il Signore come eremita e si dedicava solo alla preghiera, per questo lo vedete in ginocchio e con le mani giunte. Poi però molti uomini desiderarono vivere come lui così nacquero le comunità degli antoniani. È stato lui il primo a imparare che non si può vivere solo di preghiera, come non si può vivere solo di lavoro, ma occorre un po’ pregare e un po’ lavorare. Il Signore poi lo ha educato anche a capire che gli mancava una terza cosa e cioè la vita fraterna, per questo con i fratelli che lo seguirono edificò diversi Monasteri.
La Tau
La grossa T azzurra che vedete è un segno importante, è la lettera Tau, ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Nella bibbia si racconta che Dio tracciò questo segno, il Tau, sulla fronte di Caino perché lo amava molto. Caino aveva ucciso il fratello e, uscito dal paradiso terrestre, andava vagando pieno di rimorso. Dio allora gli pose questo segno di protezione sul capo perché potesse guarire dal rimorso. Sant’Antonio fu un grande guaritore, sia da vivo, che dopo la sua morte.
Una casa o una chiesa?
Di fianco a lui c’è una strana casa, ha la forma di una chiesa, ma in realtà, e lo si capisce subito, deve essere qualcosa d’altro. Sulla porta c’è una donna nuda, dentro c’è un tavolo con una bottiglia di vino ben in vista e, fuori, una botte piena di vino. Tutti elementi che fanno pensare al peccato e a una vita vissuta lontano da Dio e dai suoi comandamenti.
L’incendio
Dietro Sant’Antonio poi si vede un incendio molto grande che sta divorando uno dei suoi monasteri. Dalle fiamme escono come dei demoni. L’immagine è terrificante, ma è stata dipinta dall’artista per farci capire che la preghiera di Antonio e dei suoi monaci era così potente che dava molto fastidio al demonio. Quell’incendio quindi, oltre ad avere un’origine umana, aveva anche un’origine spirituale: i suoi monaci dovevano smetterla di pregare e, con un monastero, bruciato adesso avrebbero avuto ben altri impegni! Avrebbero lavorato per riedificarlo e non avrebbero avuto più tutto quel tempo per pregare. Così il male poteva agire indisturbato e chiamare più persone dentro case come quella di fianco al santo. Ma il Santo non si scoraggia e continua la sua preghiera. Lui prega per tutti anche per quelli che fanno il male e vorrebbe, come vuole Dio, che tutti siano salvati. Chi prega e crede nel Signore, anche se vive dei momenti difficili, sperimenta dentro di sé la pace e la gioia del paradiso, per questo davanti a Sant’Antonio c’è un frutto d’oro. È una mela, frutto, secondo la tradizione, dell’albero della vita che stava in mezzo al giardino dell’Eden (il Paradiso, appunto) Chi prega è come se ritornasse in quella comunione con Dio grande e serena che aveva Adamo, insomma chi prega è già in cielo! A proposito: vedete lassù nel cielo?
Il frate che vola
C’è anche un frate davvero fantastico: vola a cavallo di un pesce con le ali e ha sopra la testa una civetta. Attenzione però, guardate bene… anche se ha il saio, da sotto gli spunta una coda sospetta. È un demonio, infatti, che tenta di ingannare anche i frati e le persone che pregano a volte con visioni fantastiche e con pretese ispirazioni! Ma i frati veri sono laggiù, vicino al Monastero. Se ingrandite l’immagine li vedete bene: hanno i piedi per terra e camminano con un bastone, cioè accettano tutte le fatiche della vita.
Il rosario e il bastone
Anche sant’Antonio non si lascia ingannare dal maligno, infatti alla sua cintura pende una specie di rosario (non è un vero rosario perché al tempo di Sant’Antonio che è nato nel 250 dopo Cristo non esisteva!), su quelle palline il Santo pregava i molti nomi di Dio presenti nella Bibbia e i nomi di Gesù: perché sapeva che solo nel Nome di Gesù possiamo essere salvati. Inoltre ha davanti a sé un bastoncino di legno, anche quello con una forma simile al tau: avete indovinato è un legno che rimanda alla croce. Sant’Antonio lo usava in due modi, per cercare l’acqua – perché senza acqua non si vive e i suoi frati ne avevano bisogno – e per ricordarsi che solo accettando anche le cose negative, come Gesù ha accettato la croce, si può vincere.
Il campanello
Voi mi direte: e il campanello? Giusto il campanello! Non l’ho dimenticato l’ho lasciato per ultimo perché appartiene alla storia del Santo dopo la sua morte. Antonio morì in Egitto e là fu sepolto, quando però arrivò la persecuzione e tutti i cristiani dovettero fuggire, le ossa del santo furono portate via. Quando giunsero in Europa le sue reliquie, nell’XI secolo, moltissimi morivano per una epidemia (simile a quella del COVID, ma ancora più pericolosa) che si chiamava Erpes Zoster. La pelle bruciava e cadeva a brandelli dal corpo, cosicché le persone morivano. Dove passavano le reliquie la gente iniziò a guarire, non solo. I frati del Santo, molti dei quali erano medici, secondo la medicina di allora, ebbero l’intuizione di guarire i malati dando loro carne di maiale e la terapia funzionò! Il grasso del maiale proteggeva le pareti dello stomaco (perché da lì si propagava il male) e le persone ne avevano beneficio. Avvenne così che tutti quelli che ne avevano la possibilità regalavano ai frati un maialino per poter curare le tantissime persone che bussavano alla porta del loro convento. Infatti anche nel dipinto che stiamo guardando il maialino c’è! Non l’avevate visto vero? Guardate bene vicino al monastero proprio dietro il carro per il fieno vuoto. Sembra un cinghiale, ma è una particolare razza di maiale che esiste anche in Italia! Poiché i frati non avevano stalle adeguate i maialini scorazzavano nei recinti del Monastero, liberi. Poteva accadere che si fuggissero, così i frati iniziarono a metter all’orecchio dei maiali un campanellino piccolo, così gli abitanti dei villaggi attorno, quando trovavano uno di questi animali col campanello capivano che era il maialino di Sant’Antonio!
Ecco dunque il perché del campanello e del maiale, come attributo del Santo. È stata una storia un po’lunga, ma valeva la pena di conoscerla. Adesso avete un amico in più e in questa epidemia potete pregarlo e farvi aiutare a superare tutte le difficoltà che essa comporta.