Gamberi e Ciliegie alla cena degli Apostoli

Un articolo, apparso su Avvenire nella Rubrica «Dentro la Bellezza» (che ha preso l'avvio dal mese di dicembre del 2013), racconta di una strana Ultima Cena.
Fonte:
Avvenire.it
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Mangiavano pesce e gamberi e ciliegie, gli apostoli nell’ultima cena. Lo affermano alcuni artisti del XV secolo che hanno affrescato numerose Cene disseminate nelle valli sotto le Alpi, dal Lago maggiore fino al Piave. Ve ne sono anche nel Canton Ticino, in Svizzera dove troviamo, nella Chiesa di San Martino a Dotti di Cugnasco, un’Ultima Cena di grande interesse iconografico. L’affresco, benché rovinato, ci permette di vedere lo sguardo di Cristo rivolto verso di noi, ideali invitati a questa mensa. Il momento è drammatico: Gesù porge il boccone a Giuda prima che esca nella notte. Sorprende come Giuda sia l’unico con le mani giunte, l’unico a guardare in volto il Salvatore. Sulla tavola l’enigma è spiegato attraverso un pasto simbolico. L’agnello pasquale, posto in un enorme calice o pisside, collega la pasqua di Cristo al sacrificio della Messa celebrato lì sull’altare adiacente. L'Agnello pasquale, dopo il pane e il vino, è l’unico riferimento agli alimenti della Pasqua ebraica, sulla tavola scorgiamo poi ciliegie, pere e, soprattutto, gamberi. Ne vediamo uno proprio vicino al calice: è rosso e mostra arditamente le sue chele. Il gambero procede all'indietro e, quindi, nel senso contrario a quanti camminano nella grazia. Le sue tenaglie sono un rimando al demoniaco inoltre, quando si aggira nei fiumi, per il suo colore grigio-rosa, si confonde facilmente con le rocce e aggredisce di sorpresa le sue prede. Solo nella cottura, quando è vagliato dal fuoco purificatore, si colora di rosso e mostra la sua natura diabolica. Il gambero sulla mensa eucaristica ė dunque segno dell'apostolo Giuda, che solo nel fuoco della passione ha rivelato la natura del traditore, ma nel contesto del XV secolo è anche segno dei Giuda di ogni tempo, degli eretici contrari alla dottrina eucaristica. L'antidoto al gambero è costituito proprio dalle ciliegie e dalle pere. Se le pere rimandano alla verità della natura umana di Cristo, alla sua Incarnazione, le ciliegie sono simbolo della passione. La polpa rossa della ciliegia che nasconde il nocciolo legnoso, è segno del sacrificio di Cristo: prendendo su di sé il legno della croce egli ci ha dato in cibo la sua carne, antidoto contro i morsi del maligno.
La presenza delle ciliegie sulla tavola dell’ultima pasqua di Cristo si trova anche in opere lontane dalla Svizzera o dal nord Italia. Nell’affresco del Ghirlandaio, noto come il Cenacolo di San Marco e custodito nel Museo di Firenze, ciliegie fanno bella mostra di sé davanti a tutti gli apostoli. Davanti a Giuda tuttavia ve ne sono ben undici quasi a indicare che proprio lui, il dodicesimo si sottrarrà alla grazia di quel sacrificio. Giuda infatti, si trova al di là della tavola, come anche nell’affresco svizzero, quasi a significare la sua predestinazione al gesto sacrilego. Nel Ghirlandaio, poi, a guardare verso di noi è un gatto, simbolo di tragica malizia, che ritto di fianco al traditore, sembra chiederci da quale parte della tavola noi stiamo.
Così guardando a tali simboli il credente comprendeva che essere ammessi a questo banchetto non è per sé garanzia di salvezza. Occorre piuttosto che la vita si adegui totalmente alla verità dell’Incarnazione e del Sacrificio del Redentore: fare memoria di lui significa seguire le sue orme e rimanere fedeli alla Chiesa.