San Giuseppe balia asciutta
I Libri delle Ore sono uno scrigno di bellezza e di singolarità. Nel Natale che chiude un anno dedicato a San Giuseppe non poteva mancare uno sguardo a un'interessantissima pagina minata del Libro d’Ore composto a Besançon, attorno al 1450 ca. e custodito al Fitzwilliam Museum di Cambridge, in Inghilterra.Apriamo il foglio numero 68 del Libro delle Ore vergato a Besançon. Sul retro, vergata in calligrafia gotica, leggiamo (abbreviata) la scritta latina: Deus in adiutorium meum intende, Domine ad adiuvandum me festina, ovvero: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto. Si tratta dell’invocazione che apre la recita della liturgia delle ore, un inizio, dunque, come di inisio parla il Mistero sopra dipinto. La scena che correda la scritta è sorprendente, la miniatura in tempera e oro, dai colori scintillanti, ci fa entrare direttamente nel luogo di fortuna che accolse Maria e Giuseppe nella notte di Natale.
L'immagine classica di Maria che contempla estatica il suo divin Figlio con san Giuseppe meditabondo e in disparte, è sostituita dalla Madonna, in abiti signorili, che, stesa sul suo letto, legge la torah, mentre san Giuseppe culla il divino infante.
La coperta rosso fuoco del giaciglio di Maria dice la passione inaugurata da quel parto. Passione di Gesù che lei condividerà totalmente, fino a quella spada che le trafiggerà l'anima nell'ora della croce. Forse proprio ai Carmi del Messia sofferente di Isaia, oppure al libretto dell’Emmanuele, sempre di Isaia, che narra di una Vergine che concepisce il Dio con noi, è diretta la sua lettura. Accanto a Maria si scorge il bue, simbolo del popolo ebraico, perché animale che, portando il giogo, collabora col padrone nel lavoro. Anche Israele portava il giogo della legge per collaborare con il Creatore nell'opera di salvezza! Il bue guarda Maria stupito! Si è vista mai una giovane puerpera dedicarsi così assiduamente allo studio della Torah? Per Maria quella lettura è molto più che l'adempimento di un precetto: ella è avida di conoscere profondamente quel Verbum Domini, quel Verbo di Dio che le è stato donato dall'Alto.
San Giuseppe, invece, in abito quasi monacale ma tinto di blu, per il Mistero della sua partecipazione all'opera della Redenzione, è tutto occupato nel cullare Gesù Bambino. Una scena impensabile, forse, nel XV secolo quando si stese questa miniatura, ma vera e reale per la portata simbolica che contiene. San Giuseppe contempla quel frutto che non è suo, ma che fu dato dal Cielo al grembo verginale della Madonna. Giuseppe tiene gli occhi fissi su Gesù, autore, come afferma la Lettera agli Ebrei, e perfezionatore della fede. Accanto al padre putativo di Gesù c'è l'asino, simbolo dei pagani per quel suo portare la soma senza possibilità di liberarsene. Così i pagani portavano la soma del peccato senza avere la grazia del sacrificio per espirala.
Così dietro qesto delizioso quadretto familiare si nasconde un insegnamento profondo: Maria concepì il Cristo più dalle orecchie, per la sia capacità di ascolto della Parola di Dio, che nelle orecchie. E Giuseppe invece, accudendo e custodendo la vita di Gesù fu custode e testimone privilegiato della sua Umanità. se la Madonna scrutava nelle Scritture la verità sulla natura divina del Cristo, san Giuseppe indagava sulla natura umana.