... e, dentro, il Cielo - 2
Il volto di Cristo di Martinotti- Curatore:
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Se qualcuno ascolta, io verrò da lui
Gesù apre, ma non entra, tende l’orecchio e guarda. Nello sguardo di Gesù c’è la trepidazione dell’attesa, c’è il timore di scorgere ciò che non si vorrebbe. La luce del quadro è tutta lì, negli occhi mesti e profondi di Gesù. Chi la contempla ne resta affascinato: è una luce che non ammette ombre, che penetra, che conosce, che ama.
Se uno mi ama il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Se uno mi ama: ecco la questione fondamentale. Di quale desiderio si nutre il nostro cuore? Quale comunione cerchiamo con Gesù?
È bello intrattenersi con Lui – scriveva Giovanni Paolo II – e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv 13, 25), essere toccati dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l’«arte della preghiera», come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? (EE 21).
Chiamati da uno sguardo
Se uno mi ama. Se qualcuno ascolta. Se vuoi…
La porta resta socchiusa così, all’infinito, fino a che non sia la nostra libertà a spalancarla. Gli occhi di Cristo restano, così, fissi nei nostri all’infinito, promessa di un collirio migliore di quello rinomato di Laodicea. Un collirio che purifica lo sguardo e lascia intravedere la via che conduce alla verità e alla vita.
Dallo sguardo prolungato all’Eucaristia deriva un desiderio sempre più profondo di conversione: L’Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamente legati. Se l’Eucaristia rende presente il Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa che da essa deriva un’esigenza continua di conversione (EE 37).
Io quelli che amo li rimprovero e li castigo. Un ammonimento severo questo dell’Apocalisse, ma pieno di paterna sollecitudine. La via verso la verità è esigente e chiede di saper scandagliare il proprio cuore, di esporsi alla fatica di un esame per giungere però a quella pienezza di comunione che solo il Sacramento ricevuto in grazia di Dio può dare.
Cenare con Dio
Cristo è lì dentro lo spiraglio di luce che offre il Sacramento, è lì con le sue vesti tinte di rosso per purificare le nostre con un sangue già versato, totalmente, ma che fluisce ancora, di secolo in secolo, di minuto in minuto, per ogni generazione.
L’Eucaristia è la porta che apre all’incontro reale e attuale con il Cristo Redentore, morto per noi, dato per noi. L’Eucaristia è vero banchetto, in cui Cristo si offre come nutrimento (EE 16). Ed è banchetto che coinvolge, anzi, stravolge la vita: Colui che mangia di me vivrà per me sembra dire con lo sguardo il Cristo di Martinotti. Ma chi mangerà di Lui? Negli occhi di Cristo si scorge un velo di amarezza, il velo di un’attesa, disattesa.
Ecco, anche questo ci turba: questo sguardo non ci lascerà più come prima, questo cibo ci legherà a Lui sempre. Ci farà dimorare in lui: sia che vegliamo, sia che dormiamo noi saremo con lui in una speciale comunione col Padre. «A chi mi ama … mi manifesterò. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 21.23). Noi saremo dentro il grande grembo della Chiesa che vive dell’Eucaristia […] che tiene lo sguardo … continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell’Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore (EE 1).
Mostrarsi dunque zelanti
Lo sguardo di Cristo muove all’azione. Non possiamo rimanere tranquilli nelle nostre case, sicuri nelle nostre certezze, siamo spinti a seguire il Cristo pellegrino che bussa. Condotti da lui andremo anche noi bussando di porta in porta, di cuore in cuore, finché ogni casa non si apra al medesimo banchetto, finché ogni cuore non si spalanchi alla medesima luce: L’Eucaristia è davvero uno squarcio di cielo che si apre sulla terra. È un raggio di gloria della Gerusalemme celeste, che penetra le nubi della nostra storia e getta luce sul nostro cammino(EE 19).
Annunziare la morte del Signore «finché egli venga» (1 Cor 11, 26) comporta, per quanti partecipano all’Eucaristia, l’impegno di trasformare la vita, perché essa diventi, in certo modo, tutta «eucaristica» (EE 20).
Unendosi a Cristo, il Popolo della nuova Alleanza, lungi dal chiudersi in se stesso, diventa “sacramento” per l’umanità, segno e strumento della salvezza operata da Cristo, luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5, 13-16) (EE 21).
Dietro la porta, il Cielo.
In alto, dietro a Cristo, s’intravede un cielo turchino. È la profondità del Mistero che ci chiama. Non lasciamo che passi invano l’invito. Non diciamo “siamo ricchi, ci siamo arricchiti!” Solleviamo lo sguardo verso l’umile verità di Dio, stendiamo la mano alla sua mensa: si aprirà per noi l’eternità del cielo (cfr. EE 18) e la porta non si chiuderà. Altri passeranno con noi, forse grazie a noi, per la via della vita.