Chopin: vita da genio - 4

Verso Parigi
Autore:
Abis, Luigi
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Alla fine del '30 si apre per Chopin una nuova fase della sua vita che, se disastrosa da un lato, dall'altro gli darà lo stimolo per comporre quelle grandi opere musicali che faranno di lui uno dei più grandi musicisti di sempre.
Il padre Nicolas e il maestro Elsner meditano per lui un periodo di formazione all'estero, nelle grandi capitali della musica, per farsi conoscere come musicista e per acquisire nuovi modelli musicali. Elsner è interessato soprattutto all'Italia, la patria indiscussa del melodramma, dove Chopin può consolidare le basi per creare un'opera nazionale che si ispiri ai ritmi della musica popolare polacca e rievochi i fasti della grande Polonia indipendente. Il 2 novembre 1830, dopo aver dato a Varsavia l'ultimo concerto, Chopin parte per Vienna con l'amico e consigliere Tytus. Ma questa volta non riceve la calorosa accoglienza dell'anno precedente, nonostante abbia da proporre i due Concerti per piano e orchestra in fa minore e in mi minore, nonché parte dei 12 studi dell'Opera 10, che diventeranno uno dei grandi pilastri della tecnica e dell'arte pianistica. Czerny e Hummel hanno i loro allievi prediletti da lanciare e il troppo geniale Chopin potrebbe creare dei problemi. Inoltre poco dopo il suo arrivo a Vienna, a Varsavia scoppia la rivolta contro il regime zarista e Tytus ritorna in patria per parteciparvi. Chopin lo vorrebbe seguire, ma viene dissuaso dall'amico, dal padre e dal suo entourage che nutre su di lui speranze ben diverse da quelle rivoluzionarie. Chopin rimane otto mesi a Vienna senza concludere nulla, ma facendo molte conoscenze artistiche, componendo alcune opere significative quali la Grande Polacca in mi minore, le Mazurche op.6 e op.7, e iniziando la famosissima ballata in sol minore e il tanto discusso, perché avanti rispetto al gusto musicale del tempo, scherzo in si minore; pare, d'altronde, che non si sentisse di frequentare i salotti e di dare concerti mentre i suoi amici rischiavano la vita per la patria. A questo punto matura la decisione lungamente vagheggiata di andare a Parigi. E' una scelta dolorosa ma necessaria: da un lato ritiene che a Parigi avrà l'opportunità di realizzarsi pienamente come pianista compositore, dall'altro è consapevole del dolore che lo accompagnerà per il distacco forse definitivo dagli affetti più cari, la famiglia, gli amici, e la patria, gravata dal giogo dello Zar, e in cerca di una libertà impossibile.
Parte il 20 luglio del 1831, lungo la strada si ferma a Monaco, dove viene invitato a suonare il Concerto in mi minore suscitando un notevole entusiasmo. A Stoccarda, l'8 settembre, viene a sapere della repressione della rivolta polacca e della caduta di Varsavia, ne rimane sconvolto e sfoga la sua rabbia e il suo dolore nelle pagine di un diario segreto e nella composizione del famosissimo studio n.12 op.10 in do minore, comunemente denominato La Rivoluzione, e forse anche nel focosissimo Preludio n.24 in re minore. Alla fine di settembre arriva a Parigi, forte solo di qualche lettera di raccomandazione di Elsner e di Malfatti, il medico di Beethoven.