Il grido della fede nel canto e nella vita
Si chiude il 5 maggio il Festival della fede e più voci hanno proposto di dedicare questa domenica (la V di Pasqua) domenica della fede. Proponiamo per questo una riflessione che, partendo dai canti della liturgia e dalla testimonianza dei Santi, ripensa al senso profondo di questa grande e millenaria preghiera della Chiesa.- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

In questo anno, un’eco profondo unisce la Chiesa di tutto il mondo: è l’eco del Credo. Non è semplicemente un condensato di teologia, non è una formula rituale. È preghiera. È testimonianza. È il grido del cristiano oggi.
È come il grido “Viva Cristo rey!” dei Cristeros messicani contro le persecuzioni del governo anticattolico di Calles (1926-299); è l’ultimo sospiro dei primi martiri; è la testimonianza dei martiri di tutti i tempi e di ogni forma di martirio.
L’eterna Sapienza ha dato la risposta all’incapacità dell’uomo di credere in un Dio nascosto che non si può trovare con i soli sensi. Il Creatore, l’Onnipotente ha voluto che il suo Verbo mostrasse all’uomo il volto di Dio. È solo la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che ci fa pregare con le parole di questo vecchio canto:
In te credo Dio nascosto a cui salgon preci e incensi.
Te non trovo coi miei sensi ma il tuo Verbo è verità
Nel Figlio di Dio è contenuta tutta la verità che professiamo nel Credo. La fede in Lui, “Deità incarnata”, ci ammette alla contemplazione di quelle cose che occhio non vide ne orecchio mai udì;. di quella realtà eterna che è al di là della nostra fede e di quanto possiamo esperire con i nostri sensi:
Tanto il sole che le stelle passeranno, tu non già!
In questo tempo dove instabilità, incertezza, inquietudine nei confronti del domani, sono la conseguenza di una mentalità che vuole contrapporsi all’eternità, a ciò che è stabile e certo, di fronte a questo tempo, l’unica risposta è il Credo.
La fede è il coraggio di accettare che il divino entri nell’umano. Solo così l’umano diventa più umano.
Si può forse dire più umano il modus vivendi prospettatoci dalla società odierna? La linea di demarcazione tra il regno umano e quello animale si sta assottigliando.
Oggi ripartire da Cristo, la cui voce è quella del Magistero della Chiesa e quindi del Papa, è l’unica certezza che può salvare da questo mare magnum di parole, di proposte di legge, di esperimenti sulla vita, di oscurità e di barbarie.
Pensandosi moderni ci si veste di primitivismo, di quel tempo ante-legem, senza umano e senza divino.
Il clima di disagio che si avverte oggi deve essere abbastanza simile a quello vissuto da Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione a cavallo tra il ‘700 e ‘800. Anche lei avvertiva, con forza, la necessità di affermare la sua Fede. E penso che Papa Benedetto proclamando l'anno della fede abbia sentito l’urgenza, non solo di farci riscoprire la fede, ma di fare del Credo un vessillo contro certa rivoluzione in un tempo, diverso nella forma ma meno nella sostanza, di quello vissuto da Madre Maria Maddalena. Una rivoluzione, la nostra, più subdola dove la parola, ambigua e tagliente, miete silenziosamente le coscienze.
L’uomo ha avuto sempre bisogno di credere. La stessa parola credere deriva dal lontano sanscrito , crad-dha, porre fede. A sua volta la parola fede, in sanscrito budy-yete significa conosco.Questo contraddice quanti vorrebbero rinchiudere tutto nella sfera dello scibile, come gli illuministi di ieri e di oggi. Per conoscere è necessario credere. È necessario relazionarsi. Madre Maddalena, nell'epoca della dea Ragione, dichiarava di credere nella presenza viva di Gesù nell’Eucaristia fidandosi della parola di Gesù scritta nei Vangeli. Stare inginocchio davanti al Santissimo Sacramento sarebbe stato altrimenti impossibile trattandosi di un mistero così totalmente superiore alla nostra limitata capacità d’intendere.
Credere implica una relazione, un’affezione; fiducia e coinvolgimento. Non crede chi sta solo a guardare.
Per questo la Madre può dire in un'epoca di totale chiusura al Mistero, come l’attuale:
Credo che sei qui, sei lo stesso che fosti concepito nel grembo di Maria vergine è […], che soffristi la morte di croce per la mia salvezza …, che trionfasti sulla morte …, che ora regni nei cieli, assiso alla destra del Padre, eguale a Lui nella gloria e potenza, coronato Re del cielo e della terra nella tua umanità.