Schumann:1829-1832

Continua il viaggio nella vita di Schumann: il distacco dalla famiglia, la vita di stenti degli inizi, la prima pubblicazione
Autore:
Abis, Luigi
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Meglio Heidelberg e viaggio in Italia
Nel mese di maggio del 1829 Schumann si sposta a Heidelberg. La città è piccola rispetto a Lipsia, ma come gli aveva scritto il suo amico Rosen è meravigliosa, circondata da monti e immersa nel verde dei suoi giardini. Trova alloggio presso una chiesa i cui canti la sera giungono a lui dalla finestra, riempiendolo di gioia. In facoltà segue le lezioni del professor Thibaut, il quale riesce a rendere viva e umana una materia come la giurisprudenza che a Lipsia, invece, gli pareva arida. Ma c’è di più: Thibaut è un appassionato di musica corale e organizza spesso a casa sua serate musicali dove si cantano gli Oratori di Handel. In un ambiente musicalmente modesto Robert si fa presto notare per la sua abilità pianistica e viene spesso invitato a suonare il pianoforte.
Approfittando delle vacanze estive intraprende un viaggio in Italia. A Milano, dove sta alcuni giorni, assiste alla rappresentazione di opere di Rossini e rimane affascinato dalla voce di Giuditta Pasta. Poi si reca a Venezia, ma viene derubato dei soldi e riesce a tornare in Germania grazie al prestito di un conoscente. Comunque l’Italia non lo entusiasma;a dire il vero non è interessato né all’arte, né alla storia, ma solo alla natura e ai paesaggi. Inoltre la musica italiana, facile, orecchiabile e popolare, non è di suo gradimento.
Tornato ad Heidelberg si dedica con assiduità sia allo studio sia alla composizione; inizia la stesura di Papillon, della Toccata e delle Variazioni sul nome Abegg. Grazie a Thibaut suona in un concerto alla presenza della Granduchessa Stefania del Baden che lo applaude con ammirazione. Da questo momento diventa famoso e richiesto. Tuttavia questo successo locale lo pone di fronte al dramma della scelta: musicista o avvocato? Schumann sia nella vita, sia nell’arte sarà sempre combattuto tra due opposti rappresentati idealmente dal padre e dalla madre: da un lato lo slancio ideale, romantico, innovativo, dall’altro il desiderio pragmatico di raggiungere una meta su cui assestarsi. Alla fine decide per la sua vera vocazione, la musica. Prende carta e penna e con determinazione comunica alla madre che vuole tornare a Lipsia e darsi completamente allo studio della musica. Chiede alla madre di consultare Wieck per sapere che cosa ne pensa. Wieck risponde che, se si sottopone ad una disciplina rigorosa, in pochi anni può diventare il migliore pianista esistente.

Il genio pianistico
Ottenuto il consenso della madre, Robert torna a Lipsia nell’ottobre del 1830. Comincia le lezioni di piano con Wieck, che gli insegna a suonare Bach, Beethoven e Mozart, tralasciando i moderni come Kalkbrenner, Hummel e Moscheles. Tutto sommato questa impostazione gli permetterà di costruirsi delle solide basi musicali dal punto di vista strutturale ed estetico. In particolare il Clavicembalo ben temperato di Bach, autore “riscoperto” da numerosi artisti romantici, rappresenterà un punto di riferimento estetico ed armonico per le sue composizioni musicali. In seguito egli stesso criticherà aspramente i virtuosi della tastiera che allora andavano tanto di moda, sviluppando uno stile personale che però i suoi contemporanei non capiranno né tanto meno apprezzeranno.
A Lipsia si sostenta con pochissimi mezzi e vive come un barbone. Questa povertà, che assomiglia tanto a quella predicata da Richter in nome dell’ideale romantico, lo costringe ad una solitudine che si dimostrerà proficua; infatti, in questo periodo si concentra solo sulla musica e conclude le sue prime opere importanti, le Variazioni sul nome Abegg e Papillon, entrambe concepite l’anno precedente ad Heidelberg. Si consola inoltre con le lettere affettuose della madre e con la compagnia amichevolmente affettuosa dell’ancora dodicenne Clara Wieck.
Nel 1831, divenuto maggiorenne, entra in possesso dell’eredità paterna, fino ad allora gestita dalla madre e dal tutore, e si rende indipendente dedicandosi completamente alla musica senza preoccupazioni finanziarie. Intanto la pubblicazione delle Variazioni gli porta una certa notorietà e la sua casa diventa luogo di incontro e di discussione tra artisti.
All’inizio del 1832 pubblica il quaderno di Papillon, raccolta di 12 brevi brani pianistici ispirati al romanzo Flegeljahre di Jean Paul Richter. Con questa raccolta Schumann inaugura il genere polittico che ripeterà in altre opere pianistiche successive, ovvero rappresentare musicalmente nella stessa opera scene di vario tipo: dal giocoso al drammatico, dal lirico all’impetuoso. É un genere che riflette in modo compiuto la personalità mutevole e piena di contraddizioni dell’autore. L’ispirazione di Schumann passa attraverso le emozioni dettate da una rappresentazione visiva, letteraria, che poi traduce in musica.



Papillon
, Wilhelm Kempf: