La Madonna di Candelaria

La storia incredibile della devozione mariana a Tenerife sorta prima ancora che il popolo delle Canarie diventasse cristiano.

Forse era proprio il 2 di febbraio del 1400 (o 1401) il giorno in cui due pastori guanche, avendo finito di pascolare, condussero il bestiame alle loro caverne. Inspiegabilmente, proprio in prossimità del burrone Chimisay da dove si scorgeva il mare, il bestiame si arrestò e non volle avanzare. A nulla valsero le grida e gli inviti dei due pastori, i quali decisero di avvicinarsi al ciglio del burrone per capire che cosa poteva aver spaventato gli animali. Videro, allora, vicino a uno scoglio in riva al mare, una donna. Sembrava nuotare bloccata tra gli scogli. Agli uomini guanche era vietato avvicinarsi alle donne in zone deserte, pertanto iniziarono a farle dei cenni e a invitarla ad allontanarsi per permettere al bestiame di rientrare nelle caverne.
La donna non dava segni di risposta. Allora i due le si avvicinarono: uno allungò il braccio per prenderla con la forza e allontanarla ma il braccio gli si paralizzò. L’altro pastore allora, impaurito e credendo che quella donna fosse uno spirito maligno, estrasse il coltello per ferirla ma nulla poté, anzi resto egli stesso ferito!
A tal punto, terrorizzati, i pastori fuggirono a Chinguano nel palazzo-grotta del re Acaymo per narrargli l’accaduto. Il re rimase incuriosito dal racconto e presi con sé i suoi consiglieri si recò alla scogliera. Egli stesso si mise a gridare intimando alla donna di allontanarsi ma non ebbe alcuna risposta. Allora decise che sarebbero stati gli stessi pastori, ormai già feriti dallo spirito maligno, a prendere in braccio quell’essere misterioso e portarlo a palazzo.
I due guanche, tremanti, misero le mani addosso a quella che intuirono, ormai, essere una statua. Ma ogni loro paura svanì allorché s’avvidero d’essere improvvisamente risanati: il braccio del primo tornò nel pieno vigore e la ferita del secondo scomparve totalmente.
Il re allora capì che in quella donna col suo bambino c’era qualcosa di soprannaturale, egli stesso la volle portare per un tratto, ma a causa del peso, ebbe bisogno di essere aiutato. Giunti a palazzo scelsero una delle grotte più belle e lì la collocarono.
Vi era a Chinguano un giovane di nome Antòn, era stato preso come schiavo dagli spagnoli, ma era riuscito a fuggire e a tornare nella sua isola. Durante il suo soggiorno spagnolo aveva conosciuto la fede cristiana ed era stato battezzato. Quando vide per caso la statua recuperata dai due pastori guanche, rimase basito: riconobbe subito la Vergine Maria.
Raccontò allora ogni cosa al sovrano, compresa la sua conversione e il suo battesimo. Il re per nulla contrariato dal racconto rimase anzi ammirato che la Madonna avesse scelto di fermarsi proprio a Tenerife. Così chiamarono quella statua: La Madre del Sostenitore del Cielo e della Terra e la trasferirono nella grotta di Achbinico per la pubblica venerazione.

Fin qui nulla di strano, o meglio non più strano di mille altre storie di statue miracolose, se non che la Vergine raggiunse quei luoghi almeno dieci anni prima della conquista dei soldati spagnoli e della venuta del cristianesimo nelle isole Canarie. Era il 1483 quando avvenne la conquista e gli spagnoli vennero a sapere che il guanches veneravano un’immagine femminile di grande valore. Grande fu la meraviglia di scoprire che quella donna, tanto venerata, fosse la vergine Maria con il suo divin figlio. Alcuni spagnoli, attratti dal valore della scultura, la trafugarono portandola in Spagna, in quel luogo però si scatenò una tal pestilenza da costringere i ladri a restituire la refurtiva, così la pestilenza cessò.
La conquista di Tenerife terminò proprio il 2 febbraio e la sorpresa di vedere che l’immagine tanto venerata da quei pagani era la Vergine Maria fu tale da meritare subito il titolo di Madonna della Candelaria.
Insomma la Madonna, come in Messico, fu per prima missionaria verso quel popolo, anzi lo scelse e lo elesse prima ancora che potessero comprendere la grandezza di quel dono. Purtroppo però una testimonianza così significativa e gloriosa andò perduta per sempre. Il 7 novembre del 1826 una fortissima tempesta si abbattè sull’isola inghiottendo anche la statua originale. Quella che oggi si venera è una copia realizzata dallo scultore Fernando Estèvez.