Maria, la scuola di cucito

La Vergine Maria con tanta attenzione e dedizione sta istruendo le fanciulle... può forse istruire anche noi?

Potrebbero sembrare le dieci Vergini della Parabola di Gesù, queste fanciulle che, con la Vergine adolescente, sono intente ad apprendere l’arte del cucito.
Delle undici figure qui rappresentate, infatti, una sola è adulta, in piedi a destra, forse è la stessa sant’Anna, Madre di Maria oppure la madre di quella Maria di Cleopa, parente della Madonna, di cui parla il Vangelo, fedele alla Madre e al Figlio suo fin sotto la croce. Non ci è dato di sapere: scarne sono le notizie circa l’opera presente nell’anti sacrestia della Basilica, e raro è il soggetto iconografico, pertanto risulta difficile anche un confronto con altre tele.
La scena affonda, comunque le sue radici nei testi Apocrifi, che attestano come Maria fosse scelta, con altre fanciulle per tessere la tenda del Sancta Sanctorum. E forse proprio a quella tenda allude la scenografia alle spalle, dove un tendaggio bianco si apre su una parete nuda.

Il Santo dei Santi era interdetto alla vista e all’accesso di chiunque non fosse il Sommo Sacerdote nell’anno, dunque quella cortina impenetrabile dice l’inaccessibilità del Mistero.
Non c’è luce, tuttavia, su quelle tende bianche, perché chi sprigiona luce pura nella stanza è la stessa Vergine Maria, unica e perfetta colomba, come la chiamerebbe il Cantico dei Cantici.
Così del resto si esprime il Proto Evangelo di Giacomo:
Ci fu un consiglio dei sacerdoti e dissero: “Dobbiamo fare una tenda per il tempio del Signore”. E il sommo sacerdote ordinò: “Chiamatemi delle fanciulle senza macchia della tribù di Davide”. (…) Ma il sommo sacerdote si ricordò della giovinetta Maria, che era anch’essa della tribù di Davide ed era senza macchia agli occhi di Dio. I servi andarono a prendere anche lei.
Le fecero entrare tutte nel Tempio del Signore, e il sommo sacerdote così parlò loro: “Tiratemi a sorte chi filerà l’oro e l’amianto e il bisso e la seta e il giacinto e lo scarlatto e la vera porpora”. A Maria toccarono la vera porpora e lo scarlatto, ed ella li prese e se ne tornò a casa sua. (…) Intanto Maria, preso lo scarlatto, lo filava.

Se in quest’opera tutte cuciono, le due fanciulle ai lati della stanza tengono in mano fuso e conocchia per filare; sono esse ad indicarci ciò che fanno le giovani e ciò su cui la Vergine Maria le sta istruendo.
Benché qui non si veda il filo rosso in mano a Maria, gli Apocrifi colgono un nesso profondo fra la tessitura della tenda più interna, più vicina alla Schekinà (il Sancta Sanctorum, appunto, che era di porpora e di bisso), e la misteriosa lacerazione della stessa avvenuta nel momento della morte del Signore Gesù: «Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono...» (Mt 21,51).

Come il colore della porpora, nel filo destinato alla Vergine, così qui la mestizia delle quattro figure in piedi ai lati e, in particolare di quelle che reggono il fuso, raccontano il mistero di un Messia sofferente. Le Sacre Scritture profilavano, per l’Atteso dalle genti un destino di sofferenza e di morte. Di questo, forse, parla Maria con la sua interlocutrice più attenta.
La cortina destinata al tempio, quella di porpora violacea e scarlatta prescritta dalla legge di Mosè (Es 26, 30) era anche di lino fine ritorto, lavorato a ricamo, con cherubini.
Il ricamo denuncia la preziosità dell’oggetto cui è destinata la stoffa. Anche la Vergine nel suo splendore di luce, al centro della scena, circondata da fanciulle in abiti colorati, dice lo splendore della sua carne destinata a denunciare la perfezione umana del Figlio di Dio.
Colui che nascerà da lei sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio (cfr. Lc 1,35).

In un altro apocrifo, lo Pseudo Matteo (VIII, 5; IX, 2) si racconta il medesimo episodio, ambientato però nella casa di Giuseppe: Allora Giuseppe prese Maria con altre cinque vergini, che dovevano restare con lei in casa di Giuseppe. Fu loro data dai pontefici della seta, del giacinto, del bisso, della porpora e del lino, ed esse tirarono a sorte tra di loro che cosa dovesse fare ciascuna fanciulla e a Maria toccò di ricevere la porpora per il velo del Tempio del Signore. Mentre essa la prendeva, le altre vergini le dissero: «Pur essendo la più piccola di tutte, hai meritato di avere la porpora!».

In Maria si compiono interamente le Scritture profetiche, ella è la più piccola fra le Vergine, ma prescelta prima delle altre. Così come Betlemme, la più piccola fra le città d Giuda, fu teatro della nascita del Messia. Per il suo sì si lacererà quella cortina che impediva all’uomo il libero accesso al Regno dei Cieli. Così in questa tela di un Anonimo pittore della cerchia di Guido Reni, Maria in mezzo alle fanciulle è già la Janua Coeli, la Porta del Cielo, è la Vera Tenda del tabernacolo. Di fronte alla grazia di Maria così gravida di luce, alcune fra le fanciulle continuano indisturbate il loro lavoro, altre si arrestano in ascolto e contemplazione. Anche l’anziana signora, è rapita dal discorrere di Maria e da ciò che da lei promana. È già uno spaccato del Vangelo, di quegli interlocutori che, simili alle Vergini stolte, si lasciano distrarre e da quegli uditori fedeli che come le Vergini sagge, aprono in cuore all’assenso.

Una simile scena, incastonata nella Sacrestia di un tempio che custodisce la Casa di Nazareth, cioè la casa che fu di Maria e di Giuseppe, ci racconta come Dio prepari nel tempo il suo disegno di salvezza e come, talora, la vera luce si nasconda tra le pietre di una casa domestica più che fra le solenni mura di un tempio glorioso.

Suor Maria Gloria Riva

Immagine: Maria Vergine alla scuola di cucito; Anonimo (cerchia Guido Reni) XVII secolo. Museo Antico Tesoro Santa Casa. Loreto.