Irene: come in una fiaba

Vera racconta la Vestizione di Irene
Autore:
Mazzotti, Vera
Fonte:
CulturaCattolica.it
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C’è stata una grande festa a Pietrarubbia, i preparativi fervevano da tempo: quelli del cuore di Irene, la fidanzata, da più di un anno; quelli di amici e parenti venuti da lontano; quelli di noi sorelle, tra gli impacci della vita quotidiana, dall’inizio dell’anno, ma anche da prima, almeno con lo spirito.
Mancava solo il Signore: lo Sposo che aveva chiamato Irene da Novara al Montefeltro, dal dubbio alla sorgente della Luce, e si è presentato, come sole splendente, nella settimana precedente la Domenica della vestizione, il 23 Gennaio.
Due giorni prima del 23, però, il Signore ha chiamato i sarti dal Regno del Cielo che hanno preparato la terra all’evento: ha nevicato così bene e svelto che Pietrarubbia si è svegliata un mattino con un velo di neve spessa e morbida steso apposta per la festa: mancava un giorno alla vestizione di Irene e già la terra le mostrava la sua bellezza di sposa adorna per lo Sposo. La sera, tra piccoli e grandi disagi, amici e parenti hanno raggiunto la fidanzata e con noi sorelle hanno vegliato per l’arrivo dello Sposo.
Per le nozze le abbiamo preparato un regalo che forse sorprenderà. Ci abbiamo pensato tanto e per noi è un regalo importante. Il 23 gennaio no è stata solo la festa di Irene, ma anche la nostra e non soltanto perché una nuova vergine si aggiunge al corteo dell’Agnello, ma soprattutto perché il suo sì conferma i nostri sì, la sua storia conferma la nostra.
Il nostro dono vuole proprio significare questo: la bellezza, la grazia, l'amore e la gratitudine per una storia che continua.
Il Monastero delle Adoratrici di Monza da cui proviene la Madre e alcune delle nostre sorelle, nel lontano 23 gennaio 1862 viveva due cose importantissime: l'erezione canonica e la professione di 18 novizie. Sappiamo che non è un caso, come non è un caso che quella comunità aveva quale fondatrice Madre Serafina della Croce, figlia spirituale di santa Teresa d'Avila. Nel Monastero di Monza per commemorare questo evento si esponevano ad ogni 23 gennaio due statuette di cera, con abiti di stoffa, raffiguranti Giuseppe e Maria sposi. Come le antiche sorelle monzesi ogni anno si affidava a Giuseppe e Maria la continuità della nostra storia.
Anche noi abbiamo voluto realizzare per questo evento segno lieto delle Nozze eterne, due statue di cera: Maria e Giuseppe sposi, da esporre ogni anno a memoria del sì di Irene, in cui anche ilnostro si fa più forte.
Ma torniamo alla festa e a quel giorno: c’è tensione nell’attesa: la sagrestia è piena di candele, è pronto l’olio per lampada, come vuole l’evangelica prudenza, ed ecco: la vergine fidanzata insieme alle vergini compagne è pronta per lo sposo.
Al mattino arrivano anche gli altri amici con doni, cibo da condividere dopo la vestizione, e con la gioia e la commozione nel cuore. Arrivano anche gli angeli cantori che accompagnano le sorelle ad innalzare il canto allo Sposo che viene. Irene è accanto all’altare, di fianco della Madre.
A celebrare con il Padre (don Gabriele) due amici: don Silvio e Pino, diacono permanente. Nell’aria risuona la calda lingua spagnola: Vuestra soy, lo Spirito Santo scende su di lei, ed ecco: ora è rivestita di nuovo, è novizia e splende come neve al sole. Ora prende il posto della Madre perché tutti possano vederla nella sua nuova bellezza, nella bellezza di cui è stata rivestita, da cui si è lasciata rivestire. Noi sorelle la abbracciano commosse ed anche tutti gli amici e parenti, tutti le si stringono intorno. E ora? Ora è un nuovo giorno, inizia l’anno canonico: è ora di lavorare!

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