La Passione a San Marino
Pubblichiamo parte di un'intervista che la rivista la Repubblica di San Marino ci ha rivolto sulla Sacra Rappresentazione della Passione.Il «Passio» per le strade di San Marino
È iniziato l’anno scorso, un po’ in sordina, questo tentativo di rendere presente, attraverso una sacra rappresentazione, la Passione di Gesù, per le strade della nostra Repubblica, tra la chiesa dei Cappuccini e quella di san Francesco, alle porte della città. Per indicare che Gesù è una presenza con cui fare i conti, ogni giorno, nella quotidianità, dove si lavora, si traffica, si creano rapporti. È stata una sfida che le Monache dell’Adorazione Eucaristica, presenti in città e in Diocesi da qualche anno, hanno lanciato, e che è stata raccolta e vissuta come seme e promessa. Così quest’anno al Venerdì santo, alla sera, con la Parrocchia di Murata e con gli scout, guidati dal bravo regista Giovanni Moleri e con la sua compagnia del Teatro dell’Alepf, si è mantenuta la promessa, con una partecipazione numerosa e commossa.
Abbiamo chiesto a Suor Maria Gloria Riva di raccontarci quello che è stato per lei proporre e vivere questo momento.
Camminare pregando
L’esperienza del pellegrinaggio è ancestrale. Camminare pregando, o cantando, o rievocando gesti e parole fondanti la propria fede e la propria appartenenza a un popolo, è qualcosa di proprio a molte culture e religioni. Il cammino appartiene all’esperienza dell’uomo. Noi cristiani, che affondiamo le radici entro la cultura ebraica, abbiamo fatto del pellegrinaggio, del cammino, un metodo di conversione e di cambiamento (la sequela appunto). Luca, l’evangelista che ci accompagna in questo anno liturgico, inserisce la passione di Cristo nel contesto di tre grandi processioni: l’ingresso trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme (Domenica delle Palme); la piccola processione cantando l’Hallel dei discepoli verso il Getsemani e la drammatica processione con concorso di popolo e di soldati verso il Calvario.
Con gli occhi affissi verso questo muoversi di Dio verso l’Uomo, il fedele medievale non esitava a com-muoversi rievocando la Passione con Sacre Rappresentazioni che rendevano il Mistero vivo e presente nelle loro città. Non si trattava di mera finzione scenica e nemmeno di evocazioni folcloristiche atte ad attirare lo sguardo di curiosi e distratti, si trattava invece di grandi processioni di preghiera. Dove il credente veniva confortato nella sua fede e il non credente o il lontano da Dio per costume di vita veniva toccato dalla misericordia divina manifestata in Gesù.
Così riproporre, a Pietrarubbia prima e a san Marino poi, la Sacra Rappresentazione della Passione, chiamata semplicemente Passio, è per noi una forma forte di preghiera, un modo per riportare il nostro mondo disincantato e, come direbbe Victor Hugo, dallo sguardo abituato, alla verità di un’offerta e di un perdono che stanno al cuore della nostra fede.
Benché il gesto sia sempre più o meno uguale, il luogo e la gente che vi concorrono rendono ogni volta l’esperienza come nuova. Quest’anno grazie all’iniziativa della Parrocchia di Murata, alla disponibilità di don Marco e alla collaborazione del Coro parrocchiale e degli Scout è stato possibile ridare vita e corpo a un’antica usanza sammarinese quella , appunto, di percorrere tutta la città (dai Cappuccini alla Pieve) dietro al Signore Gesù, seguendo una via crucis che si è caricata, di stazione in stazione, di presenze diverse e nuove: commercianti che sostavano davanti ai loro negozi ancora aperti, oppure turisti che, da distratti e lontani, si facevano sempre più vicini. Ci ha colpito una famiglia di russi, probabilmente di fede ortodossa, la quale mentre allestivamo la scena di Pilato ha fermato il regista, in mia presenza, chiedendo il senso di quella scenografia. All’invito di Giovanni Moleri a partecipare all’evento (una sorta di venite e vedete) si sono fermati, senza andare a cenare, ma aspettando vicini ala Chiesa dei cappuccini l’ora prestabilita, con una fedeltà che a volte noi stentiamo ad avere.
In questi anni queste processioni hanno prodotto il miracolo di conversioni, di cammini di fede più profonda, ma soprattutto hanno avuto il pregio di far ritrovare a un popolo, in questo caso al popolo sammarinese, le sue proprie radici, rimotivandolo entro le sfide del presente. Sfide non facili e, spesso, in controtendenza rispetto a pratiche di pietà come queste.