La radicalità umile dell'Adorazione
Pubblichiamo parte di un intervista fatta da Andrea Pamparana a Mons. Luigi Negri, tratta dal libro Una suora per amico- Autore:
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Una delle più lucide e grandi intelligenze cattoliche della modernità, il grande filosofo Pascal, diceva: Dio ha nascosto tutto il suo potere sulla storia nella povertà dell'Ostia consacrata.
Adorare la Presenza del Signore sotto le specie del Pane vuol dire attingere quotidianamente alla fonte da cui passa la potenza del Signore. Vuol dire farsene investire totalmente e poi immettere dentro la vita della Chiesa e dell'intera umanità questa grazia di novità, di Bellezza, di Bene, di vita nuova e risorta in Cristo.
A suor Maria Maddalena dell'Incarnazione il Signore Gesù Cristo, apparendo in persona, chiese di iniziare questa strada nuova della adorazione del Signore e basta, senza niente altro, perché a tutto il resto avrebbe pensato lui. La Chiesa aveva bisogno di qualcuno che, di fronte al mondo, rimanesse in adorazione del Mistero, lì dove la sua potenza è così nascosta che il mondo può fare come se non esistesse: l'Eucaristia.
Negli anni del più grande sconvolgimento culturale e sociale che abbia mai investito il mondo cristiano, la grande rivoluzione francese che ha innescato l'enorme processo di secolarizzazione della vita e della società, Dio ha opposto forme nuove di aggregazione ecclesiale. Forme talora impetuose, generose, efficacissime di contrattacco ecclesiale e sociale, ma talaltra forme semplici, colme dell'umiltà del silenzio di fronte a Dio. Forse, nella valutazione di ciò che è accaduto nella storia, la vittoria del male non è stata così totale, grazie all'energia continua di verità e di forza immessa nella Chiesa dalla contemplazione, e in particolare da questa forma singolarissima di contemplazione che è l'adorazione del Signore nell'Ostia consacrata.
L'adorazione del Signore nell'Ostia costituisce la forma della spiritualità della comunità di suor Maria Gloria che, come vuole la più antica tradizione monastica sulla quale si fondano le radici cristiane dell'Europa, mentre propone al mondo la forma più alta della contemplazione vuole anche esprimere lo stile più radicale di missione. Dall'Eucaristia, infatti, una straordinaria energia spirituale, un flusso di vita del Signore, passa nella vita della comunità cristiana e nella vita della comunità civile e sociale.
Così attraverso la presenza di queste monache, la mia Diocesi vuole riconsegnarsi alla potenza di Cristo nel suo punto più radicale, nel suo punto più misterioso e nel suo punto più povero. Attraverso di loro anche noi ci inginocchiamo ogni giorno per dire al Signore: «Ci basti tu, ci basta la tua grazia, ci basta la tua potenza, ci basta questa potenza rinnovatrice dell'uomo e del mondo che si è espressa totalmente nella morte e nella risurrezione, e rimane per tutta la storia della Chiesa nel segno misterioso e umilissimo del pane e del vino consacrati».
L'esperienza di suor Maria Gloria e delle sue sorelle esprime quel connubio profondo tra cielo e terra, che Cristo ha sigillato nella sua carne. La necessità di rimanere nelle cose della terra, seguendo la via dell'Incarnazione, si oppone però sempre al desiderio delle cose dello spirito.
Come scrive l'Apostolo Paolo: Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste(1 Cor 15, 46-49). È vero: noi portiamo definitivamente il volto dell'uomo spirituale che nasce dallo Spirito Santo, che ci è affidato, che ci è donato nello Spirito di Cristo, nel Battesimo e che cresce e matura in noi nella vita della Chiesa, che ci cambia e che ci fa diventare sempre più e inesorabilmente quello che siamo già.
Non è forse vero che portando il volto dell'uomo spirituale, dell'uomo celeste, noi possiamo vivere ancora portando il volto dell'uomo della terra? Questa è la tragedia della vita cristiana, personale ed ecclesiale, in ogni tempo, ma soprattutto oggi. Il mondo è pieno di cristiani che portano nel profondo del loro cuore la novità dello Spirito di Cristo, ma vivono come se la loro fosse un'esperienza di terra, cioè come se fosse un'esperienza di umanità senza Cristo, come fosse una esperienza di intelligenza, di affettività, di cuore, di progetto, di cultura, di vita sociale che nasce solo dall'intelligenza umana, senza nessun riferimento a Cristo. La sfida che la società porta alla Chiesa in questi tempi è l'alternativa che il mondo secolarizzato pone alla Chiesa: è la costruzione di una società di terra, dove la Presenza di Cristo morto e risorto e fondatore di un popolo, deve essere tenuta ai margini. E poiché non si è potuto obiettivamente distruggerla, come si è tentato secolarmente di fare, si chiede che almeno stia sullo sfondo della società e la società sia totalmente di terra cioè totalmente atea.
La comunità delle monache adoratrici è in prima linea in questa battaglia, chiedendo per tutti noi che questa battaglia si sappia vincerla, ogni giorno, nella conversione del cuore e dell'intelligenza al Signore, si sappia vincerla in quella conversione dell'intelligenza e del cuore che nasce quando si appartiene radicalmente alla Chiesa seguendola nei punti in cui esprime l'autorevolezza di Cristo, il Papa e i vescovi uniti a lui.
Per vincere questa battaglia è necessaria alla Chiesa la missione. Proprio attraverso la prima e radicale forma di missione, la contemplazione adorante di Gesù Eucaristia, suor Maria Gloria ha individuato un percorso che dalla bellezza delle cose visibili possa far pervenire i nostri contemporanei alla Bellezza dell'Invisibile Dio. La Bellezza salverà il mondo, anche questo nostro mondo dallo sguardo stanco e abituato, come diceva Péguy.
L'opera di questo monastero vuole affermare nel mondo la bellezza che nasce dallo sguardo contemplativo a Gesù Cristo vivente nell'Eucaristia. È Lui che rinnova i nostri occhi e li conduce a contemplare il vero. Di questa scuola l'arte è la grande pedagoga al vero e al bene, un'arte rivisitata non già dentro le interminabili disquisizioni della critica, bensì dentro i suoi significati più profondi e più veri, dentro la preziosa testimonianza dell'uomo che, carnale, anela all'eterno.