Un presepe per la Pace

Cento anni fa, l'11 novembre 1918, terminava la Grande Guerra, e l’Europa si apprestava a vivere il primo Natale di Pace. Contemporaneamente però, proprio nello stesso giorno, iniziava una nuova ondata di Pogrom, ossia le devastazioni delle comunità ebraiche. L’inizio di queste sommosse popolari antiebraiche fu in Polonia (in quel tempo dominata dai russi), e si estesero presto in Russia e soprattutto in Ucraina, ben prima dell’avvento del Nazismo con la tragedia della Shoah.

Il presepe di quest’anno s’ispira a questi eventi, anche tenendo conto che, nella nostra chiesa, si venera una Madonna dei soldati, cosiddetta perché molti abitanti di Pietrarubbia, essendo tornati salvi dalla Grande Guerra e successivamente dalla Seconda Guerra mondiale, attribuirono a questa Madonna la grazia della loro incolumità.

Gli eventi di cento anni fa insegnano che non ci può essere vera pace laddove viene originata una seconda forma di guerra e di violenza. I pogrom, in fondo, come testimoniano molte opere di Chagall (fra cui la crocifissione bianca tanto amata dal Papa), sono stati semplicemente la premessa, sotto forma di piccoli focolai di persecuzione e di astio locali, di quello che sarà il tema dominante della successiva e più violenta guerra del 45 .
Ecco perché una scia di luce collega la chiesa alla Sinagoga: non ci può essere pace senza che questa si irradi ovunque e coinvolga ogni uomo. E la pace vera non viene da noi ma da Cristo che è la vera pace. Egli, come afferma Paolo nella lettera agli Efesini, ha fatto dei due popoli, quello di Abramo e quello dei gentili, un popolo solo facendo, appunto, la pace.

Dedichiamo la pace
Così dedichiamo questo presepe alla vergine Maria anzitutto, che anche in questo piccolo borgo nel cuore del Montefeltro ha compiuto i suoi miracoli e continua a compierli, ma lo dedichiamo anche ai nostri amici ebrei con i quali abbiamo stipulato rapporti di cordialità e di pace. Lo dedichiamo infine ai nostri fedeli e a tutti gli amici che frequentano questa nostra chiesa perché qui, in questo luogo, incontrando Gesù nel Santissimo Sacramento, possano sperimentare la vera pace e irradiarla sugli altri.

La caduta dell’Angelo di Chagall
Sullo sfondo del Presepe un'opera di Chagall commenta il tema del Presepe. La tela dal titolo La caduta dell’angelo fu iniziata da Marc Chagall proprio durante i pogrom nel 1923 ma l’artista non riuscì a terminarla se non nel 1947, all'indomani del secondo conflitto mondiale. Possiamo dire, dunque, che questa tela esprime l'angoscia di una pace che tarda a venire. L’angelo che cade rovinosamente trasformandosi in una specie di demonio sembrerebbe rappresentare la caduta di Lenin. La rivoluzione russa, iniziata con premesse di pace e di giustizia, rivelò ben presto il suo vero volto, quello della creatura ribelle alla volontà di Dio. Nella sua ala si scorge la Madonna col bambino, segno della pace promessa che viene minacciata dalla devastazione e dalla guerra. In primo piano un rabbino fugge mettendo in salvo il rotolo della Torah, mentre sullo sfondo, quasi in un ideale parallelo, ecco il Cristo crocefisso cifra del dolore del mondo anche per l’ebreo Chagall.
La presenza simultanea del sole e della luna indica lo sconvolgimento totale degli elementi, i quali partecipano misteriosamente alle trasgressioni dell’umanità. Allo stesso modo il bue impaurito e le immancabili case rurali della natia Vitebsk, rimando ai ricordi d'infanzia dell’artista, raccontano la brutalità domestica di quella violenza.
Poiché l'opera venne conclusa 20 anni più tardi, alcuni ritengono che l’Angelo rosso sia da collegare all’Uccello di fuoco di Stravinskij, messo in scena dal Ballet Theatre di New York, per cui l’artista aveva nel 1947 realizzato scene e costumi.

In tal senso l’uccello di fuoco è la forza del bene e non del male. Così il pendolo che oscilla è l’ora divina che scocca sempre per coloro che attendono, con operosa speranza, il trionfo della verità e lo scoppio della Pace.