Emmaus secondo Köder

Due pellegrini in cammino verso Emmaus, due scoraggiati, icona dell'umanità odierna. Due che avevano conosciuto Gesù ma che non hanno retto allo scandalo della Croce. Sieger Koder tratteggia il ritratto della Chiesa.

All’indomani della croce, dov’è la Chiesa? Silenzio, paura e fuga. Questo registra il Vangelo. I due di Emmaus non volevano che quel Compagno misterioso li lasciasse. Stavano scappando da Gerusalemme con gli occhi ingombri del loro Maestro affisso a un palo, in cima a una collina, agnello sgozzato cui non fu spezzato alcun osso. Fuggivano vuoti di speranza: «non era quello il Messia che aspettavamo, ci siamo sbagliati, la nostra idea del Messia non può adattarsi in alcun modo a un perdente, a uno che muore fuori dalle porte della città sul Golgota». Mentre camminavano, tutti presi da questi tristi pensieri, quel Pellegrino che si avvicina a loro li risolleva. Lo fa anzitutto con la Presenza poi con le domande. Rammenta loro le profezie della Scrittura che riguardavano il Messia, la sofferenza del giusto. Rievoca il palo in cima alla collina, il serpente di rame sull’asta di Mosè, l’agnello sgozzato le cui ossa non vanno spezzate. Quel parlare così certo li ha consolati e avrebbero desiderato trattenerlo: «Signore rimani con noi perché si fa sera!». Entrano nella locanda e anche lui con loro. Qui, quando il Cristo-pellegrino spezza il pane, avviene l’indicibile. La stanza si dilata di luce essi lo vedono lo riconoscono allo spezzare del pane, ma Cristo scompare dentro quella stessa luce che ha aperto loro gli occhi. Köder dopo averli ritratti sullo sfondo nell’ora cupa e rossastra della sera, li fotografa così, attoniti e sorpresi da questa visita inattesa, carichi di una comprensione nuova.
Un discepolo è vestito di blu e fissa commosso il pane che tiene nelle mani. È cioè tutto preso dal mistero che si sprigiona dal gesto dello spezzare il pane. Veste pertanto il blu, colore della divinità e dell’interiorità.
L’altro discepolo è vestito di rosso. Acceso dal fuoco della carità che quella presenza ha lasciato, tiene in mano il vino simbolo della gioia ma anche segno del sangue. Comprende che la vita di colui che li ha lasciati, li spinge all’annuncio.



L’evangelista Luca del resto, unico a narrare questo episodio, ha inscritto l’evento entro i verbi della celebrazione Eucaristica. L’ascolto della Parola, la benedizione e la frazione del Pane, lo slancio della missione scaturito da un incontro. Ecco dunque la Chiesa. È qui alla scuola del Primo Testamento e di questi tre verbi che formano il Mistero della Presenza del Nuovo.
Köder, alla scuola di Luca, pone in primo piano i rotoli della tanak. Sono tre: la torah, i nevim e i ketuvim cioè: la legge, i profeti e gli altri scritti tra cui - come scrive Luca -i salmi. È nei salmi. Infatti, che si ritrova il maggior numero di riferimenti al Salvatore. Köder usa per ogni rotolo lingue diverse: l’ebraico in primo piano, il greco in secondo piano, il tedesco - sua lingua natia - il rotolo più lontano dall’osservatore. Il senso è chiaro: la Chiesa cattolica ha stabilito un canone che indica quali siano i libri veramente ispirati e quindi "sacri" ma non ha esplicitato in quale lingua. Questo consente un’attenzione particolare a tutte le lingue in cui si ritrovano i testi antichi ebraico, aramaico e greco, ma ha consentito anche alla Chiesa di operare traduzioni in tutte le lingue moderne rendendo più facile l’ascolto e la diffusione del Vangelo.



La tavola su cui poggiano i rotoli è la stessa su cui poggia il pane e il vino, ed è coperta da una tovaglia luminosa stirata da poco che conserva la pieghettatura con 12 riquadri. Quella prima fractio panis, corredata dalla lettura cristologica della legge dei profeti e dei salmi, sarà il memoriale che i dodici diffonderanno in tutto il mondo allora conosciuto. È la modalità sacramentale mediante la quale ancora oggi noi incontriamo Cristo. Allora comprendiamo il senso profondo di quella luce che ha invaso la stanza dopo che la Presenza fisica di Cristo nei panni del pellegrino è svanita. È la luce interiore che avvolge quanti conosco Cristo non secondo la carne e il sangue ma secondo la grazia.



Oltre al cielo arrossato con il Calvario e le tre croci, a destra sullo sfondo, Köder dipinge noi già esultanti per la Pasqua: c’è un mistero di gloria annunciato da secoli eterni nella Scrittura, ma ora compiuto per noi.



È la Chiesa: un mistero che cammina con noi, parla la nostra lingua e ci riempie di luce.


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