Il credo fra bibbia e arte: la Risurrezione
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Una sorta di macchina liturgica che raccontava tutto il credo e teneva unito il Mistero dell’incarnazione con il Mistero della Redenzione, fu la Pala di Isenheim ad opera di Matthias Nithart (Neidhardt) Gothart (Gothardt) detto Grünewald. Abbiamo già avuto modo di soffermarci in altre occasione sulla struttura articolata e fondamentale di questa pala, perciò la affronteremo oggi solo dal punto di vista del quinto articolo del credo: la discesa agli inferi e la risurrezione.
Anzitutto la pala aperta presenta: al centro la natività e ai due lati l’annunciazione del Signore e la risurrezione, seguendo così il calendario liturgico della Chiesa che dal Natale del Signore passa alla quaresima dove è collocata la celebrazione della Solennità dell’Annunciazione che cade spesso in prossimità della settimana santa o della Resurrezione.
È interessante osservare come nei due pannelli laterali gli stessi colori si organizzano dentro uno spazio totalmente diverso. Nell’annunciazione siamo nel contesto riservato e segreto della dimora, della casa come mille case dell’area tedesca, mentre nel secondo caso siamo non dentro all’antro buio di una grotta bensì sotto la volta del cielo stellato e dentro una radura ampia che lascia trasparire il senso cosmico dell’evento.
Quello che avrete udito nel segreto delle pareti domestiche sarà annunciato dai tetti. È il compiersi di questo detto evangelico anzitutto nella vita di Cristo e di Maria prima che nella nostra stessa vita.
Ma dove all’interno della casa la luce si tinge di verdognolo, ossia del colore della fecondità e della vita (lo stesso pseudonimo di Grünewald significa rinverdire ed era un vocabolo usatissimo nella predicazione per dire l’opera di Cristo nella sua opera di Redenzione del Mondo), fuori nell’atto della risurrezione la luce ha un reverbero azzurrino, rimando alla luce celeste di Dio Padre.
Glorificami Padre con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Lo scoperchiamento della tomba del Cristo è visto da Grünewald in relazione con lo sconvolgimento tellurico. L’intuizione profetica di questo artista del ‘500 gli ha permesso di dipingere con un anticipo di quattro secoli l’esplosione atomica di Hiroshima.
Grünewald coglie Cristo nell’atto di risalire dagli inferi e il testimone unico della risurrezione, anzi privilegiato della risurrezione è quel lenzuolo che come una placenta cade, lasciando libero il corpo glorioso del Risorto.
Nella sua ascesa Cristo conserva la postura del crocifisso. Egli è inequivocabilmente il Crocifisso risorto e le sue mani piagate e levate toccano idealmente un’iride di luce che è rimando al caleidoscopio di colori del Paradiso.
La luce azzurrina che circonda questo sole sfolgorante è la medesima del lenzuolo che avvolgeva Cristo. Gesù è il Sol Invictus che qui pienamente svela la sua potenza.
Accanto ai cataclismi di ordine naturale e cosmico (vanno notate anche le stelle dipinte come asteroidi) l’umanità, rappresentata dai soldati, subisce una medesima sorte: le pose delle guardie è totalmente innaturale. Più che essere sorpresi dal sonno gli uomini appaiono sopresi dal terremoto.
Un tronco spezzato annuncia che la morte è stata vinta, ma solo che sa sollevare lo sguardo lo può comprendere. Gli uomini confinati entro la loro materialità (rappresentata dalle corazze dagli elmetti e dalle lance) non possono penetrare il mistero.
Come la Chiesa ha guardato in modo di verso il Limbo nel corso dei secoli così ha progressivamente visto diversamente la risurrezione. Benché l’iconografia cristiana abbia sempre riservato una grande attenzione a quel lenzuolo che anche qui nell’opera di Grünewald vediamo come unico testimone dell’evento straordinario, l’attenzione dell’uomo contemporaneo, grazie alle scoperte scientifiche si è spostata sempre più decisamente verso il telo sindonico.
Lo dimostra l'opera di Sieger Köder artista tedesco, sacerdote e religioso, che ha dedicato tutta la sua vita alla predicazione pittorica della Parola.
Seguendo le intuizioni di Ignace de la Potterie, grande studioso del Vangelo di Giovanni, attorno soprattutto al pervenire alla fede del discepolo amato rispetto a Pietro ne momento della scoperta della tomba vuota, Köder spinge il suo sguardo d'artista dentro la tomba un attimo prima della risurrezione. Qui si vede il Cristo avvolto nelle bende cosí come furono di fatto viste dai due discepoli.
Il testo greco infatti, contrariamente alla traduzione italiana che parla di sudario piegato in un luogo a parte, ha il verbo ἐντετυλιγμένον (entetuligmenon) che indica propriamente il sudario avvolto, lasciando intendere l'immagine di un lenzuolo che rimane avvolto attorno a un corpo che non è più.
La stessa immagine che ha voluto rendere Köder un attimo prima che Cristo, passando attraverso le bende, lasciasse intonso il lenzuolo.
Sieger Köder poi, interpreta il luogo della tomba, come una sorta di forno dove quel corpo diventa pane, cioè farmaco d'immortalità per il mondo intero.
Egli ci offre così una stupenda immagine della dimensione sacramentale del Mistero. Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede e del tutto vano accedere ai Sacramenti. L'Eucaristia, dunque mentre ci nutre della carne di Cristo ci incorpora in quel corpo che avendo vinto la morte, vive nella gloria del Padre. Quel pane educa quindi il nostro corpo all'eternità rendendoti partecipi della vittoria che Cristo ci ha ottenuto con la sua morte, con la sua discesa agli Inferi e colla sua risurrezione.