La Bibbia: un album di preziose fotografie

Introduzione
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Accingendoci ad affrontare il testo biblico occorre anzitutto sapere che cosa abbiamo davanti. La Sacra Scrittura non offre anzitutto una serie di eventi cronologicamente ordinati, non è un libro storico nel senso che noi siamo soliti dare a questa parola. È certamente storia, ma storia di fede, storia di uno sguardo che intus lege, che legge dentro gli avvenimenti. Dobbiamo pensare anzitutto alla Bibbia come a un album di fotografie, di cui abbiamo perso il senso cronologico, e di fotografie che riteniamo importantissime. Il redattore ultimo ha spesso organizzato queste fotografie senza preoccuparsi che venisse rispettata la cronologia degli scatti purché nulla andasse perduto. Un atteggiamento che ha rappresentato un’educazione alla dimensione sacramentale: nella Chiesa Cattolica così ci si comporta di fronte al Santissimo Sacramento: nulla va perduto, anche in un frammento si cela tutta quanta la Presenza. Parola ed Eucaristia non devono mai essere divise, contrapposte, sono un unico Mistero.
Si hanno pertanto nella Scrittura episodi narrati da tradizioni molto lontane fra loro. Nel libro della Genesi che affronteremo in questa sede troviamo, ad esempio, almeno tre Tradizioni di epoche diversissime che narrano spesso le medesime cose in modo molto diverso. Le loro prospettive furono ritenute così importanti da essere poste una accanto all’altra senza preoccuparsi della contraddizione in cui cadevano. Come insegnano i rabbini (e come insegnavano i santi padri della Chiesa) anche nella contraddizione e persino nell’errore del testo si nasconde un insegnamento per l’uomo, un Mistero.

Miqrà: storia di un ascolto
Non siamo di fronte a un testo che è nato per essere scritto. Il testo biblico che leggiamo ha una storia di lunghissima tradizione orale alle spalle. Le prime redazioni scritte della Parola risalgono al periodo post esilico, quindi attorno al V secolo a.C, ma fino ad allora i testi erano tramandati per lo più oralmente. In ebraico non c’è del resto l’equivalente della nostro vocabolo «Scrittura», si ha invece il vocabolo Miqrà che contiene la radice ebraica qarà il cui significato è gridare qualcosa negli orecchi di qualcuno. Da questo vocabolo deriva anche la qahal cioè la convocazione santa, l’assemblea, da cui il termine greco ecclesìa, Chiesa.
È evidente dunque come la Parola sia anzitutto legata all’ascolto. Il verbo fondamentale del Primo testamento è, del resto, lo shemà Israel, l’ascolto. Nella tradizione cristiana, prima del Concilio, quanti avevano l’obbligo dell’ufficio divino: sacerdoti, religiosi e religiose, monaci e monache, qualora avessero recitato l’Ufficio da soli, fuori dalla comunità avevano l’obbligo di farlo ad alta voce se volevano soddisfare il precetto. La parola andava udita e non letta. Una legge forse scomoda ma che aiutava conservare integra l’origine di questo testo: la Parola convoca, annuncia, chiama ed esige ascolto.

Un testo ispirato
Un altro elemento di fondamentale importanza che va tenuto presente accostando la Scrittura, specialmente per chi come noi desidera scavarne i simboli e i segni sacramentali, è la teoria dell’ispirazione. La Bibbia è un testo ispirato. Non è possibile in questa sede sviscerare tutti i contenuti di questa verità, la cui definizione è stata costruita attraverso una storia millenaria, ci sarà sufficiente mettere a fuoco questo: Autore del testo biblico è Dio stesso, il quale ha guidato uomini divinamente ispirati a comporre le opere che oggi possediamo. L’uomo però non è stato semplice strumento nelle mani di Dio ma Dio ha rispettato in tutto la libertà, la cultura e le categorie umane presenti nell’agiografo. Cioè l’ispirazione non cancella le caratteristiche personali dell'autore umano, esse non vengono eliminate né ridotte dall'influsso dello Spirito Santo.
Un dato importante se si tiene presente, ad esempio, che profondamente diversa è la posizione del credente mussulmano nei confronti del Corano, le cui Sure sono dettate al Profeta e il cui testo non è pertanto né traducibile, né classificabile, né può essere oggetto di studio storico critico.
Non tutti i testi biblici cadono sotto lo stesso grado di ispirazione. Tutti cadono sotto la cura provvidente di Dio ma una cosa è, ad esempio, il testo di Giovanni 1,1: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio e altro è il passo di Paolo nella lettera a Timoteo in cui chiede al discepolo di portargli le pergamene lasciate a Troade (cfr 2Tm 4,13)