Le dieci parole (II e IV)

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Seconda parola
Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque»
La seconda parola creatrice di Dio separa le acque dalle acque. Il verbo separare è il verbo più ricorrente nel racconto della Fonte Sacerdotale. Un verbo importantissimo: Dio quando crea fa ordine, distingue, separa, cioè pone in essere le cose, ciascuno secondo la propria identità. Questo sarà anche il compito che Dio assegnerà all’uomo, come signore del creato: dare il nome alle cose, conferire loro il destino.
La prima separazione è quella delle acque: sopra le acque celesti, sotto le acque terrestri. In mezzo come una sorta di calotta il “firmamento" (raqia'). Sopra, cioè, le acque della benedizione, la pioggia che feconda la terra, la rugiada che viene dall’alto; sotto le acque del caos primordiale in attese di essere redente, in attesa ancora di ordine, di separazione, cosa che si verificherà con la quarta parola creatrice.
Protagonisti dei primi atti creativi di Dio sono, dunque, la luce e le acque, due elementi fondamentali nel Battesimo cristiano che è appunto il sacramento della rigenerazione, quello che ci separa dalla minaccia del ritorno al caos e ci consacra a Dio. Il cristiano che riceve il Battesimo è un illuminato, appunto, e riceve una grazia che viene dall’alto e che lo sottrae alle acque della morte in cui pure viene immerso. Si potrebbe prendere come riferimento iconografico il Battesimo di Gesù di Piero della Francesca dove acqua e luce sono i protagonisti, dove la colomba alita su Gesù, come lo Spirito alita sulle offerte dell’altare durante la consacrazione, dove il gesto del Battista rimanda al gesto sacerdotale. Un dipinto, dunque che rilegge l’evento del Battesimo alla luce della prima pagina biblica e della vita sacramentale della Chiesa (per saperne di più).
Nei mosaici della Basilica di San Marco a Venezia nel secondo giorno, luogo della seconda parola creatrice di Dio, gli angeli sono due. Il firmamento è simboleggiato da una sorta di sfera che divide le acque del cielo da quelle della terra. Questo secondo giorno è di passaggio, come manifestano chiaramente le braccia degli angeli (Figura 1), ed è totalmente rivolto verso il terzo giorno: la separazione della acque, infatti, è in vista della creazione della terra. Del resto anche la seconda Parola del Decalogo: Non nominare il nome di Dio invano, è strettamente associata alla terza, quella della Santificazione delle Feste, quella cioè della glorificazione del nome del Signore che avviene in giorno di Sabato per l’ebreo, nell’ottavo giorno, la domenica, per il cristiano.

Terza e quarta parola
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne:


Nel terzo giorno ci sono due parole di Dio, è il giorno della doppia benedizione. È il giorno della fecondità della terra preludio e segno della fecondità dell’uomo e della donna. Per questo nella tradizione ebraica ci si sposava solitamente il terzo giorno, il martedì. Anche nelle nozze di Cana, in Giovanni abbiamo una menzione al terzo giorno. Infatti l’episodio, (inserito peraltro in una settimana - che da un Principio - en arché bereshit - giunge al culmine con il banchetto di nozze - segno del banchetto escatologico promesso dai profeti- dove Gesù manifesta la sua gloria) inizia con le parole: tre giorni dopo, parole che possono anche essere interpretate come il terzo giorno, cioè il martedì, cioè il giorno della doppia benedizione.
Hieronimus Bosch nel suo Trittico dal titolo Giardino delle Delizie, cioè Gan-Eden, pone negli sportelli esterni, cioè nelle parti che si vedono a Trittico chiuso, il mondo al terzo giorno. Dio Padre è relegato in alto, piccolissimo, con la Tiara sul capo e la Parola in mano, intento a dare vita e forma al mondo, ma la terra, nel terzo giorno è dipinta a grisaglia, bianco e marrone. Mancano i colori. Tutto è pronto ma mancano gli occhi che possono cantare la gloria del Creatore vedendo la luce e con la luce i colori. Mancano gli occhi dell’uomo(Figura 2-3).
I Sacramenti della Chiesa ci purificano lo sguardo per poter “vedere” i colori della ri-creazione del mondo in Cristo. Noi celebriamo nei sacramenti la prima venuta di Cristo, la venuta nell’umiltà della carne, ma essi ci preparano a riconoscere il Cristo della seconda venuta, la venuta nella gloria.

Anche nel ciclo musivo di San Marco il terzo giorno è narrato in due riquadri. Il primo, narra la terza parola: la creazione della terra, una terra che appare già con la forma della croce (Figura 4). Mentre nel riquadro successivo, tre angeli, segno appunto del terzo giorno, si dirigono verso il giardino. Èla quarta parola: la creazione del Gan Eden. Gli angeli indicano i germogli ma volgono lo sguardo al Padre-Cristo (Figura 5). Il loro incedere dice che in quel germogliare di vita c’è già la promessa del Sabato, il loro sguardo invita a comprendere che il vero luogo dove l’uomo riposa è Dio e la relazione eterna con Lui. Questo è, dunque, il senso profondo del terzo comandamento: Ricordati di Santificare le feste. Nella terza Parola del decalogo c’è implicito l’invito a far memoria di Lui, di Colui per il quale esiste la festa, cioè il vero riposo: la pienezza che l’uomo sperimenta nella comunione con Dio.

La quarta Parola del decalogo: Onora il padre e la madre non è che il segno terreno dell’onore reso al Padre nostro che è nei cieli. Onorare il padre e la madre è onorare quella vita che ci ha generato e che è racchiusa nel Mistero. Non a caso l’autore dei mosaici veneziani ha posto i tre angeli, non all'inizio del terzo giorno, cioè nel riquadro della creazione della terra, bensì nel riquadro successivo, quello della fecondità della terra. La fecondità e la vita sono poste sì nel terzo giorno, ma sono anche un Mistero sigillato nel Mistero della Trinità, di cui i tre angeli sono segno. La vita è fin dall’origine un bene non negoziabile per l’uomo.