Prima lezione: Creazione e Decalogo

Genesi 1: Lo Spirito aleggia sulle acque
Fonte:
CulturaCattolica.it
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La nostra lettura della Sacra Scrittura vuole avere come una lente, un filtro, non perché vogliamo precluderci qualcosa della sua ricchezza, ma per non rischiare di essere dispersivi e per giungere anzi a cogliere il tutto in un frammento. Il nostro primo filtro, o il nostro frammento sono i Sacramenti e in particolare il Sacramento del Battesimo che sta alla base del nostro essere cristiani. L’elemento dominante nel Battesimo è l’acqua: dove c’è l’acqua, dove c’è un cristiano, c’è potenzialmente il Sacramento del Battesimo. E proprio perché il Battesimo ci colloca alle radici del nostro essere Cristiani partiamo dalla prima pagina biblica alla scoperta dei simboli che vi soggiacciono.

Genesi: La lettera BETH.
Già il titolo ci impone una riflessione: il titolo originale ebraico prende l’avvio dalla prima parola del testo, non Genesi, bensì in Principio, cioè Bereshit. Bereshit in greco en Arché, lo stesso avverbio con cui Giovanni, certamente non a caso, incomincia il suo Vangelo:
In principio era il Verbo il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio.
Siamo cioè immediatamente posti di fronte al Mistero del nostro principio, della nostra origine. La prima lettera in cui l’ebreo s’imbatte iniziando la lettura del testo biblico è dunque la lettera beth (Fig1) che principia la parola Bereshit, appunto.
Questa lettera dice un’infinità di cose all’ebreo credente. Beth significa casa. Già dalla prima lettera la Scrittura avverte il credente di essere giunto a casa, di aver trovato la dimora. La beth è anche la lettera della benedizione: berakà. La Scrittura è per l’uomo una dimora di bene, una benedizione. Tuttavia, avendo valore numerico di due, la beth rappresenta anche la dualità. Solo Dio è Uno, l’uomo è sempre minacciato di dualismo di frammentazione e tutto il percorso della maturazione e della realizzazione umana è un percorso di unificazione.
Per questo la lettera beth è chiusa da tre lati: essa avverte chi si accosta al testo Sacro che non vale indagare quanto sta sopra (il lato superiore è chiuso), né quanto sta sotto (il lato inferiore è pure chiuso) e neppure quanto sta dietro (l’ebraico si scrive da destra a sinistra), il rapporto con Dio è un presente continuo che mentre accade è già futuro, è un avanzare nella via di Dio che conduce alla meta: la casa (beth) dell’incontro pieno e rivelante con il Santo dei Santi (Fig2).
Il testo biblico prosegue con la parola barà = creò: In principio Dio creò il cielo e la terra. Anche la seconda parola del testo sacro incomincia lettera beth. Dio creò.

Il grande affresco della Creazione nella Fonte Sacerdotale
Da questo piccolo verbo, barà, scaturisce quella grande narrazione biblica che conosciamo, letta ogni anno durante la veglia di Pasqua. Una narrazione che spiega la creazione del cielo, della terra e delle creature, nella scansione ritmica di sei giorni, di cui il settimo, l’ultimo, è consacrato al riposo. Narrazione che non è unica. Ad essa ne segue una seconda del tutto diversa come stile e come intenti.
Già all’aprirsi della pagina biblica troviamo pertanto due fotogrammi che narrano la stessa cosa ma appartenenti a tempi e culture profondamente diverse fra loro.
Questo primo affresco biblico appartiene alla tradizione Sacerdotale nota tra gli studiosi come fonte P, dal tedesco priestercodex (codice sacerdotale, appunto) ed è concepita come una grande piramide al cui culmine sta la creazione dell’uomo e della donna. L’uomo è cioè l’apice, la punta massima, usando la lingua ebraica potremmo dire è lo iota dell’opera creativa di Dio.
Oltre l’uomo, però c’è il sabato, il giorno della relazione con Dio è certamente non a caso. La fonte P nasce nel periodo postesilico in cui i sacerdoti si preoccuparono di riorganizzare i testi liturgici e teologici del popolo di Dio. Alla luce di questo risulta evidente che la raccolta e l’organizzazione dei testi (a volte anche molto antichi) di questa tradizione hanno come scopo non la spiegazione scientifica della creazione, non la preoccupazione storica degli eventi, bensì quello di radicare il popolo nelle sue tradizione e di motivarle profondamente dentro la vita e la storia dei padri.

Il sabato: spazio di comunione
L’intento della tradizione Sacerdotale, nel caso della pagina della creazione, è chiaramente teologico: essa vuole spiegare il senso profondo del Sabato, cioè del precetto che fonda l’uomo nella relazione che lo ha originato, quella con Dio. Solo alla luce di questo possiamo capire la grande questione sul sabato che tanta parte occupa nei Vangeli. Gesù, secondo i suoi accusatori, profanava il Sabato perché non osservava determinate prescrizioni. Cristo rendeva evidente, invece, proprio nella trasgressione, come il sabato non fosse più per l’uomo, non fosse più a favore della sua identità profonda: la somiglianza con Dio e la relazione con Lui.
L’ambiente storico e culturale in cui viene a formarsi la tradizione sacerdotale è quello postesilico. Gli ebrei tornati in patria da poco avevano lasciato in terra di esilio abitudini e parenti. A Gerusalemme avevano trovato il tempio distrutto e sconsacrato. A questi fedeli viene insegnata la connessione profonda tra il sabato e il tempio. Il tempio in cui l’ebreo prega è il segno fisico del vero tempio che è il sabato, cioè la comunione con Dio. Il comando di osservare il sabato è all’origine dell’esperienza umana e fonda con Dio un rapporto indistruttibile perché basato non su di un luogo ma nel tempo e nello spazio. Il Tempio, in questo senso, è luogo e spazio di comunione con il Signore del cielo e della terra.
È chiaro che per l’esperienza cristiana e soprattutto per l’esperienza sacramentale della Chiesa questo ha una grande valenza. Il sabato e il tempio furono le accuse che portarono Cristo alla morte. Sabato e Tempio intesi come luogo della Comunione con Dio e Luogo dove l’uomo trova il senso profondo della sua origine. Cristo è, non la risposta fisica, semplicemente, a questo bisogno dell’uomo di trovare la sua origine in uno spazio di comunione, Cristo è la risposta umana, la via certa alla Comunione con il Padre.
Tutta l’economia sacramentale della Chiesa rende attuale e presente Cristo, la sua salvezza, lo spazio di Comunione inaugurato per sempre e non più distruttibile.