Etty Hillesum: il coraggio di perdere
Nella Giornata della Memoria torna alla mente il coraggio di Etty Hillesum che seppe andare fino in fondo al destino del suo popolo, al proprio destino. Un coraggio che segnò l’ultima tappa di un lungo e appassionato cammino d’introspezione, di ricerca del volto di Dio. La sento vicina perché, forse inconsapevolmente, ella visse il Mistero dell’Incarnazione. La lettura del suo Diario e delle sue Lettere è stata preziosa agli inizi del mio percorso in monastero: è stato l’invito a guardarsi in faccia con la stessa sincerità, passione e compassione con cui ci guarda la persona che più ci ama. Così la ringrazio:- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Cara Etty
Quante cose mi hai insegnato. Per me splendi nel firmamento quale stella per il mio cammino. Quante volte mi risuonano dentro le tue parole che ho avidamente letto e riletto. Esse hanno la capacità di ricordarmi il mio bisogno di Dio. Sì, tu mi insegni che lì dov’è l’uomo v’è Dio. Solo ritrovando se stessi si trova Dio; la creatura indica il Creatore, l’imperfezione fa vedere il Santo dei santi e allora accade che ti inginocchi.
Questa è la via dell’amore e della conoscenza di Dio. La lettura delle Confessioni di sant’Agostino ti svelava quel desiderio indecifrabile di qualcosa di grande che portavi dentro senza saperne l’origine. Cercavi un Tu. Quel tu che non è però la proiezione del tuo stesso io dandoti l’illusione di stare davanti al Mistero. È quel Tu che per comodità dicevi di chiamare Dio. Forse è la meraviglia di poter contenere ciò che la vastità del cielo non può contenere a farci desistere dal pronunziare il nome di Dio. Eppure è una Presenza che cresce dentro in rapporto all’accoglienza che ha. Cresce smisuratamente facendoti sentire parte di una vastità che «altro non che l’essere ricolma di Te». Così tu pregavi .
Tale presenza ti rende protagonista della vita e vuoi abbracciarla e conoscerla fino in fondo. È una conoscenza che muta l’esistenza,sovverte il modo di sentire, pensare, parlare, di essere. Ti fa essere più vicina al cuore di Dio. Pensi, ami, senti come Lui. Solo con una così bella esperienza di Dio, mentre il cielo grigio della morte incombeva su di te e i tuoi cari, nel tuo diario scrivevi : « la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto».
Già è proprio quel malgrado tutto che ti rendeva simile a Dio. E lo dicevi convita perché sapevi che dentro di te c’era «qualcosa di grande che non ti abbandonerà mai più».
Così retta da una speranza certa salivi su quel vagone n. 14 per il tuo ultimo tratto di strada.
Sento la tua voce nel cuore che mi dice: cara amica tutto questo è frutto di un impegnato, desiderato, energico lavoro su me stessa. Ed hai ragione. L’ho sperimentato anch’io. Solo guardandosi dentro, chiamando le cose col loro nome, senza reticenze o falsi pudori, si può conoscere la bellezza di essere un unicum, parte di un universo più grande. Solo così si scopre il bene che c’è nell’uomo ma che ogni giorno si misura col mistero dell’iniquità che pur ci abita. Percepiamo le nostre fragilità e così possiamo perdonare quelle degli altri. Siamo tutti dei « poveri diavoli impegnati a dissodare in noi stessi vaste aeree di tranquillità» certi che esserci è più importante del nostro fare. Essere nella verità di noi stessi, capaci di accoglienza di sé e di perdono . A ragione scrivevi che « la cosa più difficile e sapersi perdonati per i propri difetti ed errori».
Davvero solo prendendo coscienza di sé si può vedere come tutto ciò che muove la mentalità del mondo : relativismo, individualismo, pensiero libero (senza radici, senza testimoni ,senza Dio) l’abbiamo dentro di noi. Tutto ciò su cui magistralmente puntiamo il dito dobbiamo prima combatterlo dentro di noi.
Il mondo contrariamente a quanto vuol far apparire ha bisogno di risposte vere. Ha bisogno di uomini che parlino all’uomo, non di ruoli, di cattedre o di titoli. L’interiorità è un bene assolutamente da riscoprire; una dimensione esistenziale da vivere anche nel caos dei nostri giorni.
Tu Etty l’hai vissuta, nel caos delle atrocità di un campo di concentramento; lì hai voluto essere il cuore pensante della baracca lasciando all’uomo di oggi, a me e a tanti giovani desiderosi di ritrovare la via un messaggio chiaro: senza pensiero non c’è libertà. L’uomo è fatto per la libertà, perché l’uomo è fatto per Dio. Nella libertà v’è la capacità di amare; solo in essa l’uomo è capax Dei. Grazie Etty