Date voi stessi da mangiare
La dimensione eucaristica della fraternità agostinana- Autore:
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Date loro voi stessi da mangiare! È una espressione di Gesù che si trova nel primo racconto della moltiplicazioni dei pani del vangelo secondo Matteo e che da sempre mi ha provocato su come ciascuno di noi debba diventare Eucaristia.
Ogni racconto della moltiplicazione dei pani fa allusione all’Eucaristia come dono del Padre e vero cibo per la vita, ma queste parole mi riportano al frutto che da essa scaturisce: l’amore, nelle sue duplici dimensioni, verticale e orizzontale. L’Eucaristia celebrata e adorata, infatti, deve rinnovare in noi, un amore verticale e orizzontale. È stato Dio ad amarci per primi, ma solo dall’accoglienza di questo amore, scaturisce la risposta verso di Lui e i fratelli, proprio come Gesù stesso ha fatto con il dono totale di sé al Padre, “Padre se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42), e ai fratelli, “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
Sull’altare della croce si è compiuto quel sacrificio che in modo incruento era stato anticipato durante l’ultima cena: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv 13, 14-15). Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me (Lc 22, 19b).
Fate questo in memoria di me! Gesù istituì l’Eucaristia proprio nella notte del tradimento - e non in un momento qualsiasi della sua vita – per testimoniarci concretamente il suo essere Dio Amore. Questa è la memoria viva che Egli vuole sia perpetuata nel tempo da suoi.
Le circostanze in cui Gesù istituisce l’Eucaristia: sono eventi crudeli e ingiusti; da parte dei suoi discepoli; dai capi giudei; di Pilato. L’Eucaristia contiene veramente tutto il mistero pasquale: morte e resurrezione. Entra nel cammino della morte nel dinamismo dell’amore. Chi partecipa all’Eucaristia entra nella forza dello stesso dinamismo: fa della propria vita un atto di amore! (Mons. Velasio de Paolis)
Gesù conosceva bene i suoi, sapeva che l’avrebbero lasciato solo e che si sarebbero dispersi, ma istituendo l’Eucaristia, cioè donando loro la Sua Pasqua, volle educarli a un nuovo modo di stare insieme.
Ogni banchetto ha il significato di unione tra le persone e di accoglienza reciproca. Gesù dona se stesso come cibo e come bevanda. Il risultato è una reciproca interiorità: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui» (Gv 6, 36). L’Eucaristia è fonte e apice della vita cristiana, perché è fonte e apice della vita di comunione e questo sotto i due aspetti inseparabili, di comunione con Cristo e di comunione fra tutti in Cristo.
Così san Paolo ci ricorda: «il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1Cor 10, 16-17). Ecco che l’Eucaristia celebrata e adorata con apertura di cuore, libera da ogni egoismo e ci rende uno. Questo è il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell'uomo sulla terra (il santo curato d’Ars).
Sta qui la radice di una vita eucaristica, del nostro vivere insieme e della vita comune secondo sant’Agostino con cui inizia la sua Regola: si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali (Regola, 1).
Noi stessi dobbiamo diventare pane spezzato, frumento di Cristo, segno di quell’amore più grande poiché, come ancora detta sant’Agostino nella sua Regola: il motivo essenziale per cui vi siete insieme riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate una sola anima e un sol cuore protesi verso Dio (Regola, 3).
Per questo mangiare dell’Eucaristia ci deve trasformare in eucaristie viventi. Ci chiama a lasciarci mangiare dai fratelli, vale a dire, fuori dalla metafora, a renderci disponibili a loro nelle molteplici circostanze delle vita.