Il nostro Presepe di Speranza
In questo 2024 il Santo Natale è segnato dal Giubileo e dall'apertura della Porta Santa: come pellegrini di Speranza andiamo verso un'eternità che rivelerà il senso del nostro andare in questo mondo.- Autore:
Quest’anno il nostro presepe è stato, per buona parte dell’Avvento, chiuso da una porta. Un cartello vintage avvertiva: Porta Santa. In accordo con il Santo padre la notte di Natale apriremo la nostra piccola porta, anche se - in Diocesi – l’apertura della porta santa è prevista per il 29 dicembre.
L’apertura della nostra Porta Santa offre allo sguardo del credente il tradizionale Presepe. Un paesino verticale con al fondo, come vuole il presepe napoletano, la grotta, segno della discesa del Verbo nelle viscere della Vergine, ma anche simbolo delle viscere della terra e della capacità dell’uomo di scendere nelle profondità del Mistero.
Nel paese i personaggi simboleggiano arti e mestieri, e, con essi, tutti i mesi dell’anno che rendono omaggio all’eterno.
Il Giubileo che ci sta davanti, con la sua porta aperta, vuole raccontarci come il tempo per noi non è il vorticoso e inesorabile passare dei giorni, dove si accumulano dolori e, non di rado, delusioni. No, sempre per noi il tempo è Luogo e porta di Salvezza. Noi cristiani siamo pellegrini della Speranza, andiamo verso un’eternità che rivelerà il senso del nostro andare in questo mondo.
Così col nostro presepe, ispirato ai personaggi del Presepe tradizionale, napoletano e non, vorremmo augurarvi un anno davvero di grazia e di misericordia.
Il Natale prima e il Giubileo poi possano restituire alla vostra vita speranza e certezza nel futuro, perché come afferma l’Apostolo: se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?
Dio è con noi e voi sarete con noi davanti all’Eucaristia, nella notte di Natale e in tutti i giorni del prossimo anno Santo.
Auguri di Buon Natale e di un felice anno nuovo!
Sr Maria Gloria e sorelle di san Marino e Pietrarubbia
I personaggi del nostro presepe
Inizio e fine del presepe sono due personaggi: Benino e il pastore (o la pastorella) dello Stupore. Inoltre altro personaggio principale è il pastore che suona il jobel, corno usato dagli ebrei per indire il Giubileo.
Benino è il pastore dormiente che sogna l’arrivo del Redentore. Egli ci ricorda come l’uomo non vive solo di ragione, ma anche di desiderio. L’antifona ai vespri nella vigilia di Natale recita infatti: Il Re della pace viene nella gloria: tutta la terra desidera il suo volto. Dalla parte opposta la pastorella dello stupore a braccia allargate. Ciò che desideriamo è qui, nato per noi. L’ottava di Natale è preparata dalla Chiesa con antifone che raccontano l’identikit di Gesù e sono segnate dalla lettera «o», la lettera dello stupore.
Il pastore con il corno si trova vicino alla grotta e alla porta, è lui ad annunciare il grande Giubileo della storia: Gesù. Segue, non in ordine cronologico, la carrellata delle arti e dei mestieri, che simboleggia tanto i Mesi dell’anno che i personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento i quali annunziano il Messia.
Alla destra in fondo troviamo nel nostro presepe il custode dei maiali, simboleggia i pagani e in particolare il popolo dei Geraseni, dove Gesù guarirà un indemoniato. Egli è venuto appunto a liberarci dal male e dal Maligno. Il mese di riferimento è Gennaio, inizio dell’anno “pagano”.
Al mese di Febbraio, mese del carnevale sono associati i giocatori di carte collocati in alto a sinistra. Nel presepe napoletano sono sempre due, i Compari, soprannominati San Giovanni perché la loro presenza fa riferimento ai due solstizi di dicembre e di giugno. San Giovanni, il Battista e l’evangelista, sono dunque i testimonial di questo mese.
Marzo è dedicato ai pescatori, dunque a Pietro, pescatore del Regno dei Cieli. Nel nostro presepe in fondo alla scala in basso a destra, c’è il venditore di pesci. Sono pesci morti (causa del peccato) ma Cristo con il suo Sacrifici restituirà loro la vita.
Aprile è il mese segnato dalla Pasqua e dall’inizio dell’anno ebraico. La venditrice di latte con il vitellino svezzato che vuole abbeverarsi al secchio rimanda ad Abramo e Sara che offrirono carne di vitello e latte acido ai tre ospiti divini, che annunziarono la nascita di Isacco. Il latte è anche il cibo del Messia portatore di pace (si ciberà di panna e miele)
Maggio dedicato a San Giuseppe lavoratore è simboleggiato dal Falegname il suo posto è centrale, perché simboleggia colui che fabbrica la croce, luogo della nostra redenzione. Maggio è anche il mese dedicato alla Madonna, che con il suo sì inaugurò il grande giubileo della salvezza.
Giugno è il mese del pane e del Corpus Domini. Il panettiere, anche lui centrale nel presepe, è simbolo di quell’uomo cui Giuseppe l’ebreo interpretò il sogno. Quest’uomo fu giustiziato ma la sua morte è un rimando a un altro condannato, Cristo, che del suo corpo fece il Pane della vita. Tutta la vita di San Giuseppe l’ebreo è un rimando alla vita di Gesù.
Luglio è il mese della fiesta della mietitura. In basso a sinistra, abbastanza vicino alla Grotta c’è la donna che porta il covone, simbolo di Ruth, la moabita, nonna di Davide re. Proprio spigolando ella trovò il suo sposo ed entrò a far parte della Genealogia di Gesù. Le spighe oltre che un segno Eucaristico rimandano alla missione, come Gesù stesso affermò nell’incontro con la Samaritana: la messe è molta ma gli operari sono pochi.
In Agosto le botteghe dei vasai mettono i loro prodotti al sole per completare l’essiccatura e renderli più forti nell’uso. Il Vasaio ha un posto centrale nel presepe perché ricorda la bottega dove fu mandato il profeta Geremia (cap 18), grande profeta della Nuova Alleanza. Nella bottega del vasaio Dio gli disse: Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele. Come Cristo è stato plasmato nel grembo della Vergine, così ogni anima è plasmata da Dio grazie all’azione dello Spirito Santo, dono di Cristo e del Padre.
Dopo la siccità estiva le acque riprendono a scorrere copiose in Settembre. A destra in basso c’è il pozzo, luogo delle nozze per tutta la bibbia, e il portatore d’acqua. L’acqua sorgiva è simbolo della Torah e il portatore è il Giusto che attinge ad essa in ogni circostanza della vita. Al pozzo Mosè incontrò la sua sposa e il torrente Ghihon, uno dei quattro fiumi dell’Eden, scorre sotterraneo a Betlemme, città di Davide. Gesù è il Verbo di Dio, Sorgente d’acqua viva per la sete dell’uomo, Gesù. Anche lo sposo che compie l’alleanza mosaica e le promesse fatte a Davide.
Sempre al centro del Presepe un altro simbolo eucaristico il vino, Ottobre è il mese della vendemmia e della pigiatura del vino. Il vino ricorda anche la prima grande alleanza di Dio con l’umanità, quella con Noè, che proprio all’indomani del diluvio scopri il succo della vite e si ubriacò, celebrando così la gioia della salvezza ritrovata. L’osteria, infatti, è il luogo dove si consuma il vino della gioia. Al suo interno, nel nostro presepe, si scorge non un uomo, ma una donna, simbolo della Nuova Alleanza e della gioia portata dal Vangelo con il Sacrificio del Cristo Redentore.
Novembre è il mese dei morti. Il mese del freddo e della povertà. Due personaggi uniscono in qualche modo cielo e terra. La donna che cucina la polenta e l’uomo viandante con l’asino. La prima è in alto fra i simboli più importanti del Presepe. La polenta, infatti, è il cibo semplice dei poveri e ci ricorda come il Verbo di Dio sia nato nella povertà della carne, di cui la mangiatoria è segno. Ma poveri tra i poveri sono i morti che possono essere sostenuti solo dalle nostre preghiere. L’uomo con l’asino ricorda Tobia che si mise in viaggio per cercare la sua sposa, Sara. Il padre Tobi si distinse per la pietà che ebbe nei confronti dei defunti. Il viandante, che è vicino alla porta del Presepe simboleggia l’uomo in cerca della salvezza che non si lascia distrarre da venditori e suonatori, ma punta diritto a Gesù.
A Dicembre, con il freddo e la mancanza di pascolo, i pastori scendevano a valle con le loro zampogne e i loro pifferi, strumenti usati per richiamare le greggi. La voce di questi strumenti sono dunque sinonimo della voce del Pastore grande delle Pecore che è Gesù, il quale proprio a Dicembre ha fatto udire la sua voce nei vagiti emessi nella culla. Essi sono i più vicini alla grotta insieme agli altri pastori e raccontano la necessità della fede e dell’ascolto, dell’umiltà
e della povertà di Spirito per accogliere il Re della Gloria: quell’Eterno che entra nel tempo sognato da Benino.