Il Profumo di Betania

Quest'anno i nostri auguri pasquali vi giungono da dentro la casa di Lazzaro, santo cui è dedicata la nostra chiesa. Che il profumo di nardo raggiunga le vostre vite portando con sé il dono dell'eternità e di uno sguardo rinnovato sulla vita e sul mondo.
Autore:
Monache dell'Adorazione Eucaristica
Fonte:
CulturaCattolica.it
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L’unzione di Betania

Ci siamo improvvisamente sentite come quella sera del nove di Nissan, sei giorni prima della Pasqua, a Betania. Dove Gesù era a mensa con Lazzaro e i suoi e Marta serviva e Maria profumava di nardo la casa, ungendo i piedi di Gesù.
C'era un che di minaccioso e cupo nell'aria e la tensione era intensa e sottile. Si temeva che Cristo potesse venir meno, che fosse arrestato. Giuda tramava in cuor suo il modo per affrettare la sua manifestazione, covava in sé rancore verso di lui perciò le trame del Maligno lo raggiunsero.
Ci sembra il panorama della Chiesa nel mondo. Terrorismo e persecuzioni rendono tutti inquieti e caricano l'aria di tensione. A tratti sembra di non aver nulla da temere, a tratti la tragedia incombe dietro casa e le immagini di suore martoriate, di preti rapiti o di cristiani uccisi turbano le nostre sicurezze. Siamo nel sesto giorno della creazione, quando attorno a un comando di Dio s'insinuò il dubbio, il serpente antico rivendicò le sue ragioni. Come oggi. Certuni chiamano bene il male e verità la menzogna. E attentano all'innocenza dei piccoli e all'equilibrio sociale accusando di malignità, frode e complotto i pochi giusti rimasti, quelli che vedono davvero. Come Giuda, che accusa Maria per il suo unguento prezioso sparso sui piedi del Maestro: «Si poteva vendere e dare il ricavato ai poveri!» dice. Ma dietro il pretesto dei poveri, dietro la maschera del giustizialista c'è il cuore di uno che non vuol riconoscere Dio e la sua sovranità. Che si mette al posto di Dio e vuole organizzare da sé l'equilibrio mondiale, e delle masse e dei costumi. Non è forse questo il mondo in cui viviamo?

Davanti all'Eucaristia, celebrata ogni giorno, ci sentiamo come Lazzaro a mensa con Gesù, ringraziandolo per tutti quelli che scampano al massacro, che si salvano dalle strettoie di un terrorismo cieco. Per tutti quelli che con la loro silenziosa e discreta testimonianza difendono ancora la verità dei principi non negoziabili; accusano, con l'essenzialità della loro esistenza, la menzogna della mercificazione del piacere e della lussuria, passata come traguardo di libertà.
Verrà la Pasqua. Verrà il giorno della rivelazione e vorremmo essere trovate anche noi come Maria con quel gesto umile e profetico dell'abbraccio ai piedi di Cristo che è l'adorazione. Nell'adorazione Eucaristica continua, ci sentiamo, sì, come Maria ai piedi di Gesù implorando per noi, per il Papa e per la Chiesa tutta, quello sguardo profetico capace di giudizio su questa generazione che lapida i suoi profeti. Come dice la tradizione rabbinica, come dicono i padri della Chiesa, come afferma il magistero in ogni tempo: si è liberi dal faraone solo quando si serve il Signore. Per questo nella semplicità del nostro lavoro quotidiano, nelle fatiche e nelle contraddizioni, personali e comunitarie, chiediamo a Marta di aiutarci a servire la Chiesa: Cristo e i suoi discepoli, Cristo e i suoi testimoni nel silenzio, ma nella tenacia. Vogliamo che la Chiesa si liberi dai faraoni di questo secolo, accettando il giogo di Cristo. Lo chiediamo con le lacrime, con il sorriso, con la fedeltà alla nostra vita. Lo chiediamo per gli amici e per i nemici, per quelli che capiscono la nostra vita e per quelli che la insultano, per quelli che desiderano la nostra presenza e per quelli che non la sopportano. Lo chiediamo con la forza plurimillenaria della Chiesa che è la liturgia, il canto monastico e l'osservanza a una regola, l'obbedienza al fratello. Per tutti imploriamo misericordia, ma quella di cui parla Pascal: si invoca la misericordia di Dio non per essere lasciati in pace nei nostri vizi, ma per esserne liberati. Che la Pasqua ci sorprenda, liberi e vivi, di fronte ai faraoni di questo mondo.

L’unzione di James Jacques Joseph Tissot

Ci sentiamo bene rappresentate dal guazzo di Tissot che colloca la scena dell’unzione di Betania dentro il giardino della casa di Lazzaro.
I limoni che pendono dietro al Maestro sono il segno di una salvezza che è promessa e che non verrà meno: il giardino dell’Eden si aprirà, non per quelli che pensano di governare la vita e la morte, ma per chi come Maria rende omaggio a Cristo e al suo Corpo che è la Chiesa. Per costoro il giardino è già spalancato.
Dietro le grate, impossibilitati ad entrare, ci sono quelli di fuori, quelli che attentato alla purezza dei discepoli e alla Bellezza del fatto cristiano. Le grate sono nella casa di Lazzaro, come le grate sono nel nostro Monastero, ma i prigionieri veri sono fuori. Sono quelli di fuori che soffrono per la babele delle lingue e per l’inganno della menzogna che contraffà la verità. Anche dentro la casa di Lazzaro non mancano le contraddizioni eppure il profumo si espande per tutti e la gratuità del gesto di Maria non bada alle dicerie, semplicemente è offerto.

Le nostre notizie


Crediamo che nelle contraddizioni odierne e nel caos delle opinioni, entro le quali oggi soffre anche la Chiesa di Dio, il nostro compito sia quello di offrire nella semplicità il gesto della Maddalena. L’adorazione. L’adorazione ci salverà, l’adorazione offre agli uomini la possibilità di uno sguardo purificato e non «abituato», come direbbe Victor Hugo.

Questo anno si è aperto, per noi, con il dono della vestizione di Angelo e Cristian, i nostri due fratelli monaci. L’incontro a Roma di tutte le religiose, cui abbiamo partecipato, è stato un momento di grazia. Abbiamo acquistato l’indulgenza giubilare a San Paolo fuori le mura, presenti le sorelle Adoratrici del Messico, degli Stati Uniti, di Napoli e della Federazione Italiana. La tradizione vuole che proprio a San Paolo fuori le mura siano custodite le ossa della Samaritana, altra donna che, nella sua condizione di peccato, ha saputo riconoscere la verità e adorare il Signore Gesù. Questo incontro giubilare con religiose e religiosi di tutto il mondo ci ha aperto gli orizzonti e ci ha invitato all’unità dei carismi e alla collaborazione vicendevole. Questo ci ha spinte, pur nella nostra povertà, a prestare aiuto ad altri Monasteri in difficoltà, dove tutt’ora una di noi sta prestando il suo servizio.
Con il nostro vescovo abbiamo vissuto un momento intenso di preghiera in occasione della festa della donna, che ha trasformato questo evento (di natura politico-sociale) in una profonda riflessione sulla natura e la missione della donna nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.

Nella notte di Pasqua dentro il grembo della nostra Mater misericordia vogliamo affidare ciascuno di voi, le vostre famiglie, le vostre intenzioni. Vi sentiamo con noi, dentro il giardino di Lazzaro che Tissot ha così bene rappresentato. Chiediamo che il profumo della vita eterna, che Cristo ci ha meritato, possa raggiungervi e recare a ciascuno di voi quella speranza vera che sovverte gli odori di morte seminati oggi nel mondo.
Vi stringiamo insieme con noi, dentro l’abbraccio ai piedi di Gesù, nella nostra preghiera adorante quotidiana.
Grazie per quello che siete e che fate per noi
Suor Maria Gloria e sorelle



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