Insegnaci a contare i nostri giorni

Le nostre circolari
Autore:
Le Monache Adoratrici
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Le pagine del Vangelo si riscrivono nella storia di ciascuno di noi e, credo, ciascuno potrebbe aggiungere a queste nostre righe storie mirabili piene dell’amore del Signore che salva e custodisce.
L’anno scorso, a giugno, ci siamo rese conto che nella pur gradevole e provvidenziale casa canonica di Carpegna non si poteva più stare. Il progetto di realizzare lì il Monastero era sfumato per l’ingente somma necessaria alla costruzione. Fin dalla primavera, inoltre, ci avevano offerto Monasteri in molti luoghi e alcuni, uno in particolare, molto favorevoli alla nostra situazione. Tuttavia ci scoraggiava il fatto di dover cambiare diocesi, dover ricominciare daccapo con persone e luoghi. Nessuna di noi è stata mai abituata ai traslochi e ci siamo dovute accorgere di quale forma di povertà essi rappresentino.
Abbiamo fatto un pellegrinaggio alla Madonna di Loreto per chiedere la grazia di una casa. In Agosto una nostra amica di Bagnara (della Comunità Rete di Luce) sogna tutte noi in una chiesa con Padre Pio, il quale le promette di aiutarci. Questa amica non sapeva nulla della nostra richiesta alla Madonna, poiché da tempo non ci si sentiva. Sapeva solo che da Monza ci eravamo trasferite a Carpegna e che dovevamo edificare un Monastero lì dove eravamo.
Il 15 settembre dello scorso anno abbiamo appreso che il Convento dei Cappuccini a tre chilometri da Carpegna stava per essere lasciato definitivamente. I Cappuccini se ne erano andati l’anno prima, ma erano subentrati altri frati. Il 21 settembre, l’ultimo frate se ne andava. Il 23 settembre, festa di san Pio di Pietrelcina, alla sera dormivamo nella nuova sede. È stato un momento di grande, grandissima emozione.
Giravamo nei corridoi del convento, piene di meraviglia, per trovarci finalmente di nuovo in un Monastero degno di questo nome. Prima di dormire abbiamo fatto una processione con il Santissimo Sacramento, insieme a due famiglie che ci avevano aiutato per il trasloco. Volevamo che fosse Gesù il primo a vedere la casa e che benedicesse quei luoghi.
Pur avendo abitato a soli tre chilometri di distanza, la località ci era sconosciuta nella sua storia e nelle sue origini. Nel corso dell’anno abbiamo progressivamente compreso come il Signore davvero ci aspettasse anche qui, come già era accaduto in quel di Carpegna.
Alcuni esempi. In refettorio ci attendeva un grande telero, lungo circa tre metri alto più di uno. La scuola sembra del Ceruti o del Todeschini ma il pittore è anonimo. Siamo rimaste a bocca aperta quando lo abbiamo visto. È la scena di Cristo porta croce. Lo stesso Cristo che Caterina Sordini, ora Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, vide allo specchio nel giorno della sua Conversione. Il volto di questo Cristo somiglia molto peraltro a un volto di cera che viene conservato nel Monastero delle Adoratrici di Roma e che apparteneva alla Beata.
Sulla via del Calvario campeggiano in bella vista tre sante a noi carissime: la Vergine Addolorata: patrona dell’Ordine fondato dalla Beata Maria Maddalena. La Maddalena, santa che sta all’origine del nome e della Missione di Caterina Sordini e la Veronica, santa che sta all’origine dell’iconografia cristiana.
Ogni giorno mangiamo contemplando questi modelli straordinari per la nostra vita monastica.
Già nell’Agosto del 2008 stavamo riflettendo su un testo di Eliot, tratto dai Cori de la Rocca. In quel testo si parla della costruzione di una nuova chiesa e di una nuova comunità dentro a un mondo apparentemente indifferente. Eliot con la sua forza espressiva aiuta a penetrare le contraddizioni dell’umanità di fronte al mistero. Potete immaginare come ci sia divenuto caro e compagno di viaggio!
La Chiesa è presentata come un Straniera che sta sulla Rocca e vede e sa. Che meraviglia scoprire che noi, così Straniere, nel Montefeltro venivamo ad abitare in un luogo che ha la roccia nel nome. La località, una piccolissima frazione, dove si trova il Convento dei frati si chiama Ponte Cappuccini ma il comune di appartenenza si chiama Pietrarubbia, cioè Pietra rossa. La valle infatti è dominata dalle rovine di un Castello e da un borgo medioevale, interamente restaurato da Arnaldo Pomodoro che vi ha fatto un centro artistico, edificati con una pietra rossastra.
Il convento dove ci troviamo è dedicato a san Lazzaro vescovo e martire. In coro abbiamo una pala d’altare immensa dove il santo vescovo è affiancato a santa Maria Maddalena. Dopo varie indagini abbiamo compreso che quel Lazzaro è proprio il Lazzaro risuscitato da Gesù il quale, secondo la tradizione, divenne Vescovo di Cipro e poi martire. Dunque, sempre secondo la tradizione e non la moderna esegesi, questo Lazzaro sarebbe il fratello di santa Maria Maddalena! Questo ci ha consentito di dedicare il Monastero a san Lazzaro e santa Maria Maddalena.
Si discute quale, tra questo Convento e quello di Camerino, sia stato il primo convento della riforma Cappuccina. Il riformatore dei Cappuccini proviene, infatti, da una località non lontana da qui, Bascio. La zona dove sorge il Convento, una grandissima area verde immersa nel bosco con una chiesina piccola in pietra (oltre alla chiesa del Convento) era un Lazzaretto perché ospitava i pellegrini che percorrevano la via Emilia. Nel 1526-28 tutta l’area fu regalata a Matteo da Bascio per la sua riforma. Egli vi edificò il Convento e la chiesa grande in cui la prima comunità di frati entrò nel 1531: lo stesso anno delle apparizioni della Guadalupe!
Nel Convento, oltre a questi primi e poi tanti altri santi frati, è passato san Giuseppe da Copertino. Si conserva nel Monastero la sua Stanza con una reliquia del Santo. Non lo sapevamo, ma san Giuseppe da Copertino viene festeggiato il 18 settembre, giorno in cui Madre Maria Maddalena e le sue Compagne misero per la prima volta l’abito delle adoratrici!
Un altro santo passato di qui fu il venerabile Serafino da Pietrarubbia, un santo umile, ma mistico e sapiente, proprio come Madre Serafina della Croce, fondatrice del Monastero di Monza da cui proveniamo.
Da questi brevi accenni, e non sono gli unici, potete comprendere come ad ogni passo ci si sentiva confermate da una storia che continua, che ci consolida nel cammino nonostante noi, le nostre povertà e imperfezioni.
Certo, abbiamo trovato anche modo di doverci rimboccare le maniche e lavorare. Il Convento, infatti, era stato svuotato di ogni suo mobile e nei primi mesi abbiamo dormito sulle reti e materasso. Poi, grazie a Dio, un mobiliere della zona ci ha regalato cinque bellissime camerette con tanto di scrittoio e armadi molto funzionali per una casa come questa che non ha zone di deposito o ripostiglio. Abbiamo trovato una chiesa sguarnita di tutto, persino di paramenti. Qui dobbiamo ringraziare don Pino di Lissone il quale ci ha fatto dono di alcuni arredi liturgici che non servivano più alla sua parrocchia.
Il primo novembre dello scorso anno avemmo una sorpresa enorme: ci telefonò la segretaria della Karnak, pregiata Ditta sammarinese, dicendo che il suo Direttore voleva incontrarci proprio quel pomeriggio. Quando arrivò la macchina, alle quattro, scoprimmo che con il signor Bianchini e sua moglie c’erano: suor Enrica Rosanna, Sottosegretario del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e la sorella di suor Enrica. È stata una festa! Abbiamo mostrato a suor Enrica, che tanto ci ha volute bene e a cui conserviamo eterna gratitudine, tutta la casa. Ed ella è stata davvero contenta di averci viste “in loco”.
Il 22 febbraio abbiamo avuto la Vestizione di Marina. Il Vangelo di quella domenica era quello del Paralitico calato dal tetto dagli amici e posto con il suo lettuccio davanti a Gesù. È stato commovente vedere tutte le persone che ci attorniavano. La nostra piccola comunità sembrava proprio quel paralitico che è stato portato dal Signore attraverso quattro grandi comunità amiche: la prima è la comunità di Monza, rappresentata dal gruppo di Rete di Luce e da alcuni altri monzesi giunti per l’occasione, la seconda è stata la comunità di Carpegna che ci ha tanto benvolute e sorrette con aiuti di ogni genere nell’anno e mezzo della nostra permanenza fra loro, la terza la comunità delle monache agostiniane di Urbino dove abbiamo trovato delle madri, delle sorelle e delle guide spirituali straordinarie. Ultimo e non da ultimo il Vescovo, il suo Vicario e la comunità di Pietrarubbia che ci stanno accompagnando in questa nuova fase del cammino. Anche per quell’occasione abbiamo visto le lunghe mani della provvidenza. Qualcuno si stupirà di sapere che le nostre vestizioni, tanto quella di Teodora che quella di Marina, siano state fatte pubblicamente. La nostra comunità si regge ancora sull’autorità del Vescovo, non avendo ancora il numero per stabilire un reale governo. Gli atti giuridici è solo il Vescovo che li sancisce. Non sarebbe possibile in località piccole come sono queste far venire il Vescovo senza renderne partecipe la comunità. Per questo motivo alcuni passi della comunità sono di necessità resi pubblici. Questo rende in qualche modo anche più partecipe e più consapevole la gente del posto di quanto accade con la nostra presenza.
L’altro grande regalo del Signore è stato il riconoscimento diocesano e l’approvazione delle Costituzioni il 31 marzo del 2009. Una vera grazia perché ci ha sottratte dalla povertà di non avere alcun Diritto sul piano giuridico.
Sembra incredibile come possa essere indispensabile avere un Codice Fiscale come Comunità! Senza quello non si esiste! È stato importante sperimentarlo perché solo così si comprende veramente la situazione di chi è straniero in un luogo, senza riconoscimenti e senza diritti.
Attualmente siamo una Associazione pubblica di fedeli in vista di diventare Monastero sui Juris e osserviamo la clausura costituzionale. Questo ci consente l’accoglienza delle persone che vengono da noi e qualche uscita per motivi legati alla vita della comunità.
Adesso il nuovo passo che ci sta davanti è la compera e la sistemazione di una grande casa a tre piani che funge da Foresteria del Convento. È veramente uno stabile molto bello e l’acquisto chiuderebbe il Convento in un'unica area, essendo edificato proprio di fronte al giardino dei Frati. Dobbiamo pagare una bella somma, ma più modesta rispetto ai 2 milioni di euro necessari per edificare il Monastero di Carpegna.
Dobbiamo trovare in tempi brevi 150.000 euro per la stesura del contratto di acquisto, per questo stiamo iniziando una campagna di ricerca di fondi. Chiunque abbia idee o proposte per il conseguimento di tale scopo sarà il benvenuto!
Durante l’estate abbiamo avuto qui una squadra di cari amici di Oreno che ci hanno aiutato a sistemare e la casa e il Monastero: in sei giorni hanno fatto il lavoro che noi avremmo realizzato in sei mesi! Un grazie di cuore a tutti loro e al parroco che pure ci è venuto incontro prestandoci il camion della parrocchia per il trasporto di alcuni materassi.
Ora stiamo preparando la Professione Temporanea di Teodora. È prevista per il 4 ottobre p.v. Sua Ecc. Mons. Negri è impegnato nelle visite pastorali, pertanto avremo la gioia di avere tra noi S. Ecc. Mons. Velasio de Paolis. Invitiamo anche tutti voi a partecipare alla nostra festa. La nostra Foresteria ci consente di accogliere fino a 50 persone anche se le camere, al momento, sono dai 4 agli 8 posti letto ciascuna. In loco però ci sono molti alberghi e bed & breakfast non eccessivamente cari.
La sfida che ci sta davanti credo sia dimostrare una fedeltà concreta alla Chiesa nella persona del Santo Padre, attraverso un ritorno alla più genuina tradizione cristiana e una innovazione che sia nella forma ma non nella sostanza, la quale deve essere conservata il più integralmente possibile. Noi stiamo assistendo a dei miracoli e a delle aperture straordinarie, attraverso la fedeltà alla vita cristiana e alla preghiera di adorazione, all’amore per la Bellezza e per la tradizione della Chiesa.
Ringraziamo anche tutti voi per l’aiuto straordinario che ci date con la vostra preghiera e la vostra amicizia. Senza questo nulla di ciò che è accaduto ci sarebbe stato