Nell'abito di Danuta: il peso dell'eternità
Arte, musica, canti, lacrime e gioia, sono stati gli ingredienti della Vestiizone di Danuta. Una data attesa, un momento che segna un inizio, ma anche la presa di consocienza di un destino pieno di significato!- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Era un giorno piovoso, proprio per le spose benedette, pensavano le sorelle! Il 29 settembre la vestizione di Danuta è stata un grande dono, per quanti hanno preso parte alla cerimonia e certo anche per chi non ha potuto esserci. Nei giorni precedenti diverse visite ci hanno aperto uno spiraglio sulla vita di Danuta che ancora non conosciamo: il suo maestro di pianoforte, venuto da Milano curioso di conoscere la nostra realtà; la psicologa con il marito, Caterina, una memor domini, violoncellista, amica di Danuta e ormai anche nostra, infine la famiglia: la sorella Miriam, con il marito Gabriele e il figlioletto Giovanni, la ciocia (zia in polacco) Magdalena, mamma Bożena e papà Gianfranco quasi tutti musicisti. Poi ancora tanti amici di Comunione e Liberazione e, soprattutto don Vincent Nagle, missionario della San Carlo, americano di origine ebraica, che ci ha intrattenuto con le sue notizie sulla situazione in Terra Santa.
La sera prima, durante la veglia, la simbologia del fuoco ha guidato le meditazioni: dalla Bibbia agli Scritti dei Santi, dai canti alle immagini proiettate sotto l’altare. Al termine della preghiera, tutti i partecipanti hanno ricevuto, con l’impegno di tenere accesa la fiamma della preghiera, un lumino ricordo con scritto sopra il nome «Danuta». Insomma è stata una veglia di Pentecoste fuori tempo!
Il giorno dopo, nella nostra piccola chiesa adornata di luci e fiori, i canti, diretti da Gabriele cognato della neo novizia, hanno accompagnato la liturgia in cui Danuta ha detto il suo primo sì. Mentre usciva raggiante dalla sacrestia con indosso l’abito bianco, i fedeli piangevano commossi e noi con loro. Danuta invece ha retto benissimo la commozione riuscendo a salutare tutti i presenti con un abbraccio personale e pieno.
Quel fuoco che era divampato nella notte ha fatto fiorire una nuova vita, allietata da tanti amici e da una gioia profonda e commovente.
Due i momenti intensi durante la cerimonia: l’offertorio è stato accompagnato da un pezzo musicale suonato all’organo da Ciocia (zia Magdalena) e da Caterina al violoncello. Su quelle dolci note Giovannino, il nipotino, ha portato all’altare un mazzo di fiori, consegnati poi a Danuta.
Dopo la comunione, al ringraziamento, un altro duetto: la Ciocia e la maestra di violino di Danuta, hanno eseguito un brano musicalo composto dalla stessa Danuta sulla musica di «O Trinità Infinita». È stato il compiersi della sua storia dal momento che Danuta ci aveva confidato come la sua vocazione fosse nata durante il ringraziamento nella Messa per il matrimonio di Miriam, sua sorella. Fu proprio leggendo un pensiero del «suo» Papa polacco, tra le lacrime, Danuta ha compreso che l’amore chiede la totalità, per meno non si può sacrificare una vita:
L’amore non è un’avventura. Prende sapore da un uomo intero. Ha il suo peso specifico. E’ il peso di tutto il suo destino. Non può durare un solo momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si ritrova nella dimensione di Dio – solo Lui è l’Eternità!
[Karol Wojtyla, La bottega dell’orefice, 1960]