Rivestiti di luce
La vestizione di Erica, l'iniziativa del Signore si dispiega nel corso degli anni, scommettendo in prima persona sul si di piccole creature innamorate di Lui.Se c’è, c’è in tutto. Il percorso vocazionale di Erica inizia da qui, da questa frase lapidaria che ha ulteriormente illuminato la sua vita già spesa, fin da piccola, fra i ragazzi dell’Oratorio di Salvaterra. Dall’ottobre del 2020, con l’ingresso a Pietrarubbia per l’aspirandato e il postulandato, si corona, in questo ottobre 2022, una parte importante del suo percorso. Sono le prime tre tappe di un percorso monastico, ma sono, per chi lascia famiglia e amici, le tappe più importanti, le più sentite, quelle decisive.
Così l’aria vibrava di attesa e di gioia il 15 di ottobre nella chiesa di Mercato Vecchio a Pietrarubbia. Il silenzioso dolore del padre e delle zie, la sofferenza, piena di orgoglio materno, della madre e la trepidazione delle due sorelle davano corpo e senso alla partecipazione commossa e grata di tutti gli amici di Erica e del Monastero.
Fra tutti spiccava la presenza di Patrizio, ex fidanzato di Erica, che oltre ad averla sapientemente affiancata nel lavoro presso la ditta del padre (Maioli Frutti Antichi), le fu vicino nei giorni difficili della scelta, dimostrando un amore vero, capace di volere solo e gratuitamente il bene dell’altro. L’organizzazione, curata nei minimi dettagli, è stata coadiuvata dai ragazzi IGAM, giovani guidati da Erica (provenienti da Salvaterra e da altre zone dell’Emilia Romagna, della Lombardia e del Veneto), i quali sulle orme dei MAGI (parola che origina l’acronimo IGAM), incontrando la Presenza di Gesù Eucaristico nel nostro Monastero, sono diventati I Giovani Adoratori Missionari; IGAM appunto.
La veglia, che non si è potuta fare nel nostro Monastero di Ponte Cappuccini per le dimensioni della chiesa, è stato un viaggio stupendo e profondo nelle tappe del cammino di Erica.
«Hai in mano tante perle, ma ti manca il filo che tutte le raccoglie e le valorizza» sono le parole che rivolse a Erica padre Pier Luigi del Foyer de Charitè di Aosta e che hanno generato i passi della Veglia. Erica ha trovato il filo per le sue perle, quella vita di Adorazione e di missione che rende ragione a quella certezza balenata nel suo cuore tanti anni fa: se c’è, c’è in tutto.
Ogni perla un simbolo, e ogni simbolo un pezzo della sua vita: la croce di Gerusalemme: il viaggio in terra santa. La Guadalupe: l’incontro con le adoratrici del Messico e degli Stati Uniti; la crocetta che le regalarono al suo ingresso come segno del primo sì. Poi ancora la medaglia di san Benedetto che lega Erica e i ragazzi di IGAM al Monastero. I Giovani Adoratori Missionari sono come luci della stessa Presenza che brilla in Monastero (l’Eucaristia) in mezzo al mondo. E infine la perla, l’ancora e il cuore: la perla degli amici e, in particolare don Alberto con il quale Erica ha percorso e condiviso le tappe del cammino vocazionale; la famiglia, che è come un’ancora sicura per la vita di Erica, un’ancora che non le ha impedito di navigare verso la verità di sé stessa nonostante i gravosi impegni dell’azienda familiare. E, infine il cuore per quella famiglia allargata e non meno radicata nell’affetto e nel sostegno vicendevole che sono zii e cugini.
Il momento più intenso è stata però la Messa nella chiesa di Murata a san Marino con la vestizione di Erica.
Molti più amici si sono aggiunti per questo momento. Amici vecchi e nuovi radunati nella parrocchia di Murata retta dai Salesiani, entro la quale si inserisce il nostro Monastero di San Marino città.
Una chiesa grande, bella e luminosa con un oratorio spazioso dove Erica segue diversi giovani adolescenti e universitari e dove con suor Giulia e suor Karola, svolge l’attività di catechista.
I canti dei giovani IGAM e della comunità delle monache hanno corredato magnificamente i momenti più importanti della Messa e della Vestizione. Sull’altare i preti più cari (almeno quelli che hanno potuto lasciare gli impegni domenicali).
Anzitutto don Alberto Debbi che ha celebrato la Messa e consegnato ad Erica l’abito monastico; poi il parroco, don Marco Mazzanti e don Daniele con i quali Erica e noi monache abbiamo stretto un vincolo di amicizia e di collaborazione fruttuosa. Poi don Paolo, sacerdote della Familiaris Consortio, oggi residente a Roma ma che fu parroco di Salvaterra nel momento in cui Erica avvertì i primi segni di una chiamata. E da ultimo, ma no ultimo, don Gabriele nostro cappellano, arrivato di corsa dopo aver celebrato le Messe nelle sue diverse parrocchie. Ci ha poi onorato della sua presenza, tra i tanti che si sono stretti a Erica e a noi monache in questo momento di gioia, l’eccellentissimo capitano reggente Manuel Ciavatta, capo di Stato della Repubblica di San Marino.
Quando Erica è entrata con il suo nuovo abito è scesa la pace e la grazia su tutti i presenti. La commozione è giunta poi al colmo quando, al termine del rito, nel piazzale antistante l’Oratorio i nostri amici del Teatro dell’Alef (Monza Brianza) hanno danzato per lei sui trampoli.
Un antipasto di grande effetto cui è seguito un pranzo veramente «di gala» gustoso e abbondante, organizzato con cura ed eccellenza. Gli addii fra lacrime e commozione hanno coronato la festa, nessuno fra quanti hanno partecipato, è tornati come prima.
Ognuno ha fatto esperienza del Mistero della Presenza di Dio nel cuore cdi chi dice sì, di chi rende evidente nella vita che Gesù c’è ed è in tutto.
Suor Maria Gloria Riva