Sulla barca di Pietro sotto lo sguardo di Maria

Ancora una Pasqua in sordina, silenziosa e mesta, meno dello scorso anno, però pesantemente segnata dalla stanchezza. In coro, pensando agli auguri pasquali, abbiamo alzato lo sguardo e sentito il desiderio di affidarci a Maria.

Sulla parete nostro coro, proprio sopra l’altare, campeggia l’icona di Maria, Madre di tutti gli afflitti: ogni preghiera, ogni lacrima, ogni implorazione, ogni ringraziamento, oltre che davanti al Santissimo, cade ai suoi piedi.
L’antica Icona viene da Betlemme, città che, con Gerusalemme, non ha dita sufficienti per contare i dolori. Attorno a lei una corolla di personaggi regge un cartiglio: sono gli afflitti di ogni tipo e categoria che, grazie alla sua mediazione, vengono consolati, salvati, guariti, vestiti, nutriti. Insomma, Maria Madre di Misericordia, è la sede delle opere di Misericordia.

Sotto a suoi piedi, tra flutti minacciosi, naviga la barca di Pietro. La sua fragilità mi colpiva e, mentre pregavo, ricordavo una frase ricevuta da un caro amico della comunità: Se un vento contrario ostacola il cammino dei popoli, se si fa burrascoso il mare della storia, nessuno ceda allo sgomento e alla sfiducia! Cristo è risorto; Cristo è vivo tra noi, realmente presente nel sacramento dell'Eucaristia, Egli si offre quale Pane di salvezza, Pane dei poveri, Cibo dei pellegrini. (Giovanni Paolo II 2003).
Sopra la Vergine, infatti, ecco il Cristo risorto che siede alla destra del Padre, così come siede al centro dell’icona fra le braccia della Madre. Il Verbo fatto carne, ha patito, è morto, è risorto per noi; si è fatto pane per la nostra salvezza. Un Mistero che la Chiesa celebra ogni anno, un Mistero che scandisce i tempi e i momenti della nostra liturgia, un mistero vicino, dunque,ma che non conosciamo mai abbastanza. In tempo di restrizioni, di lock down di chiusure forzate, di polemiche e scontentezze, di morti improvvise e di antiche malattie trascurate per le nuove emergenze, vien fatto di affidarsi a lei, come a lei si affida la navicella di Pietro dentro il turbinio della storia.
Sì, Cristo è Risorto, egli è la nostra Pasqua, egli è l’Agnello della vittoria, ma la Vergine Maria è la Regina dei suoi trionfi, l’Agnella della nostra partecipazione al suo Sacrificio.
Per questo osiamo sperare che gettando nella nave di Pietro tutti i nostri dolori, le preoccupazioni, le speranze, giungeremo sicuri al porto della Pace, della libertà ritrovata, degli abbracci restituiti e della fiducia che l’altro non è portatore di un potenziale nemico invisibile, ma un fratello da amare. Sì, siamo tutti sulla stessa barca! Nessuno escluso. Facciamo d’esser sulla navicella di Pietro, facciamo d’esser sotto lo sguardo premuroso attento del Cristo che regna in Cielo, come regnò in terra dalle braccia tenerissime e ferme della sua Vergine Madre.
Quest’anno, tra l’altro, la Pasqua cade il 4 aprile, giorno in cui la città di Faenza festeggia la Madonna del voto, immagine votiva che commemora la liberazione dalla peste del 1412 ottenuta dopo l’apparizione di Maria a una donna del luogo. Motivo in più per affidare al Risorto, grazie all’intercessione di Maria, la richiesta che cessi questa epidemia e che si possa essere restituiti alla vita, alla dignità del lavoro e dello studio, alla bellezza dei nostri Riti. Accanto a tutto questo però non possiamo non chiedere insistentemente che la prova, alla quale siamo sottoposti da ormai due anni, ci insegni a rispettare la bellezza del poter esercitare liberamente e, verrebbe da dire, santamente tutti questi doni: la fede, il lavoro, lo studio, i rapporti familiari e di amicizia, la straordinaria ricchezza del potersi spostare in libertà e navigare, non virtualmente ma realmente, fra le tante bellezze artistiche e non, che la Chiesa, nave di Pietro, ha disseminato nei secoli e nel mondo.
Che Maria ci faccia degni dei doni ricevuti e che il Risorto ci insegni a conservarli.
È questo il nostro augurio e la nostra ferma speranza per prossimo tempo pasquale.

Buona Pasqua di vero cuore!
Suor Maria Gloria e Comunità