Un pellegrinaggio nei luoghi di Gesù

Presepe 2016: Le tappe dell’Avvento e del Natale
Il presepe di quest’anno è stato un presepe a tappe. Abbiamo seguito le quattro settimane di Avvento, e le altre due che sigillavano il tempo liturgico fra Natale ed Epifania, mediante la contemplazione dei Misteri che la liturgia ci offriva. Le statuine non erano presenti tutte subito, fin dalla prima domenica di Avvento, ma le aggiungevamo di tappa in tappa segnalando appunto il Mistero sottolineato dalla liturgia nella domenica di riferimento.
Autore:
Monache dell'Adorazione Eucaristica
Fonte:
CulturaCattolica.it
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PRIMA TAPPA
L’Annunciazione dell’angelo a Maria


L’antifona al Benedictus, nelle lodi della prima domenica di Avvento, ci rimanda al momento del concepimento di Gesù: Lo Spirito Santo scenderà su di te, o Maria, non temere porterai in te, il Figlio di Dio, alleluia. Sono le parole che l’angelo Gabriele dice a Maria, annunciandole la divina maternità.
Il nostro presepe comincia con l’evento dell’annunciazione. Fra il 25 di marzo e il 25 di dicembre, c’è, infatti, un legame strettissimo. Dio prepara le sue opere molto da lontano e i suoi progetti avanzano inesorabilmente, sebbene, spesso, abbiano inizi molto modesti. Maria non è stata scelta per caso, ma preparata da Dio fin dall’eternità ad essere Madre del Salvatore. Tutto comincia in una casa di Nazareth, dentro il cuore di una fanciulla promessa sposa, ma decisa a mantenere fermo il proposito della verginità.
A sinistra, infatti, abbiamo descritto la bianca casa di Maria. L’annunciazione avviene in un cortile, come viene descritta in molte opere d’arte, come ad esempio quella del Beato Angelico. Sopra l’arcata si leggono in ebraico le parole Beth Miriam, casa di Maria, appunto.
La Madonna è in ginocchio intenta a leggere la Parola di Dio, quella Parola per la quale aveva deciso di rinunciare a tutto purché nel mondo venisse il Messia. Mai si sarebbe immaginata che dentro quel desiderio di rinuncia era nascosto proprio il dono di Dio: essere la prescelta Madre del Messia sperato. Davanti all’arcata principale un vaso è pieno di fiori. Non sono fiori di stagione, sono papaveri fiordalisi, spighe di grano. Rimandano al mese di giugno, mese della mietitura; mese però anche del segno che l’Angelo comunica a Maria. Sua cugina Elisabetta, anziana e sterile, avrà un figlio, ed è al sesto mese. Le spighe di grano, poi annunciano già che il Figlio di Maria, Gesù, nascerà a Betlemme, patria di Giuseppe, promesso sposo di Maria. Betlemme, infatti, significa: «Casa del Pane».

L’Annunciazione a Giuseppe

Accanto alla casa di Maria ecco il laboratorio di Giuseppe. Forse è l’ora sesta (mezzogiorno inoltrato) ed egli si sta riposando. Matteo ci racconta che Giuseppe, nel momento in cui si accorge che – pur non essendo ancora andati a vivere insieme – Maria è incinta, rimane turbato e pensa di ripudiarla in segreto. Ma un angelo gli appare in sogno e lo rassicura sulla santità della sua Sposa. L’angelo si rivolge a Giuseppe con parole del tutto simili a quelle di Gabriele alla Vergine: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo». Questo sogno avviene, in realtà, dopo il viaggio di Maria a Elisabetta e dopo la nascita di Giovanni il Battista. Quando, infatti, Giuseppe si reca ad Ain Karim, dove vive Elisabetta, per prendere la sua sposa e riaccompagnarla a Nazareth, Maria è al terzo mese e la sua maternità è evidente.
Abbiamo però voluto accostare nel presepe le due annunciazioni per far vedere come Dio rispetti la libertà di tutti e, come dice la Scrittura, comunichi i suoi piani all’uomo, chiedendone liberamente l’assenso. In maniera diversa e con grazie differenti, Maria e Giuseppe hanno detto di sì al progetto di Dio su di loro senza capirlo appieno. Questo stesso libero assenso è chiesto a noi di fronte alla vocazione che Dio ci dà.


SECONDA TAPPA
Visitazione

Nella seconda domenica di Avvento, ai secondi Vespri, l’antifona al Magnificat recita così: Beata, o Maria, che hai creduto: in te si compie la parola del Signore, Alleluja. Sono parole simili a quelle pronunciate da Elisabetta alla cugina. Maria, dopo aver appreso dall’angelo, la notizia della prossima maternità dell’anziana cugina corre in suo aiuto. Nella parte bassa della scalinata che porta ad Ain Karim, si trovano San Giuseppe con l’asino e Maria, in veste da viaggio, con una pecorella portata in dono ad Elisabetta. Hanno ormai raggiunto la loro meta.
Ain Karim è posta in alto, al centro del Presepe, perché la portata di questo mistero è grande. Gesù viene riconosciuto e adorato, per la prima volta, proprio mentre si trova nel grembo di Maria. Giovanni il Battista, che è una delle figure principali del tempo di Avvento, pure era nel grembo di sua madre Elisabetta quando esulta riconoscendo il suo Signore. Questo, in certa misura, è già il primo Natale del Salvatore, egli viene riconosciuto e adorato quando ancora non era presente nel mondo. Il Mistero prova poi che i feti hanno pari dignità dei bambini e degli uomini. Quando incontra Elisabetta, Gesù aveva poche settimane di vita in grembo a sua Madre, eppure era già una persona compiuta. Giovanni aveva compiuto solo il sesto, massimo settimo mese (se si calcola il tempo del viaggio impiegato da Maria per raggiungere la Giudea), eppure è già in grado di riconoscere Colui che da adulto dovrà annunciare.
Ain Karim si trova in una zona montuosa della Giudea, non molto distante da Gerusalemme, perciò abbiamo posto la casa di Elisabetta, in alto, quasi più in alto del Castello di Erode e del Pretorio romano. Quella casa nascosta tra i monti, infatti fu un luogo di grande importanza. Non si parlerebbe di Ain Karim, se non ci fosse andata Maria e non fosse nato lì il Precursore di Cristo, Giovanni il Battista. In cima alla scala c’è Elisabetta che si porta la mano al seno, in un gradino più sotto Maria a braccia tese si dirige verso la cugina.


TERZA TAPPA
Il viaggio verso Betlemme


La terza domenica di Avvento, rompe il clima un po’ mesto che caratterizza questo tempo liturgico. Si chiama Domenica Gaudete (che in latino significa gioite) perché, appunto, il popolo viene invitato a gioire. Una delle antifone della liturgia di questo giorno canta così: Rallegrati, esulta, santa città di Dio: a te viene il tuo Re, non temere: la tua salvezza è vicina. La Chiesa, infatti, pensando al viaggio di Giuseppe e della Madonna verso Betlemme, assapora già l’evento straordinario della nascita del Salvatore. Il viaggio dei due sposi, con Maria in cinta seduta sull’asinello è posto in primo piano, idealmente sotto lo sguardo dei potenti (i Romani ed Erode). Fu infatti per un capriccio di Cesare – il quale desiderava contare i sudditi del suo regno – che, nonostante lo stato avanzato della maternità della sua Sposa, Giuseppe fu costretto a raggiungere la sua città natale, Betlemme. Giuseppe tiene alta una fiaccola che, prima di essere fonte di luce nell’oscurità, designa la fiamma della fede che lo anima. Il mistero insegna come anche i fatti più spiacevoli, o certi capricci umani, obbediscono loro malgrado alla volontà di Dio.


QUARTA TAPPA
La ricerca dell’alloggio


La quarta domenica di Avvento cade sempre nel corso della Novena del Natale, quando la Chiesa canta a vespro le Antifone dello stupore. Si chiamano, infatti, Antifone «O» perché iniziano tutte con una O piena di meraviglia e raccontano come il Messia in arrivo compia gli antichi oracoli. Quest’anno la domenica cade il 18 dicembre la cui antifona «O» recita così: O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto e sul monte Sinai gli hai dato la legge: vieni a liberarci con braccio potente. Il presepe si riempie di luce, infatti la quinta Antifona «O» inneggia all’Astro che sorge, indicando il luogo e il tempo della nascita del Salvatore. Si illuminano anche il castello di Erode e il tempio di Gerusalemme, mentre nel presepe compaiono l’asino e il bue. Un oracolo di Isaia infatti (cap. 1) recita così: il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende. Nei giorni a ridosso del Natale, Giuseppe cerca spasmodicamente un alloggio per Maria, prossima a partorire, non lo troverà a causa della ressa provocata dal censimento. Trovò, invece, un alloggio di fortuna, fuori Betlemme, nella mangiatoia di una casa. L’Atteso dalle genti, non incontrò nessuno pronto ad accoglierlo, se non l’asino di Giuseppe e il bue del proprietario della casa.


QUINTA TAPPA
Il Natale del Signore


Nella notte di Natale gli angeli cantavano: Gloria a Dio nell’alto dei Cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama. Alleluja! Queste parole si cantano nelle lodi mattutine del Natale prima del Benedictus. Il Presepe, qui, si arricchisce del gruppo principale. Nella mangiatoia un angelo protegge, con le sue ali, Gesù, Giuseppe e Maria: un gruppo compatto e unito, tenuto insieme dall’amore di Dio apparso sulla terra nei panni umili di un bambino. Sullo sfondo, sotto la salita che porta a Ain Karim, si scorge l’annuncio degli angeli ai pastori, primi e privilegiati adoratori del Verbo fatto carne.


SESTA TAPPA
La fuga in Egitto


La domenica che cade tra il Natale e il primo dell’anno, è considerata solitamente la domenica della Sacra famiglia. Quest’anno la festa sarà assorbita dalla Solennità della Madre di Dio poiché il 1º dell’anno cade in domenica. Tuttavia la festa della Sacra Famiglia si celebrerà il 28 dicembre. Le antifone dei salmi, ricordano tutti i momenti in cui la Sacra famiglia compare accanto a Gesù nei Vangeli dell’Infanzia. Una in particolare, cantata durante l’ufficio delle letture, ricorda la fuga in Egitto: «Giuseppe si alzò nella notte prese con sé il bambino e sua Madre, e si rifugiò in Egitto».
Sebbene la fuga in Egitto sia collocata sul piano temporale dopo l’arrivo dei Magi, nel nostro presepe la famiglia in fuga compare prima, quasi a ricordare che la venuta del Salvatore in questo mondo fu, fin da principio, accompagnata dall’opposizione delle forze del male.
Nella parte sinistra del presepe è forte il contrasto tra il verdeggiare della terra promessa e l’aridità del deserto con le sue luci fredde e calde. Cristo emigra in Egitto come un tempo emigrarono in Egitto i figli di Giacobbe. Egli compie la Scrittura ripercorrendo idealmente, nella sua vita, le tappe del popolo d’Israele.


SETTIMA TAPPA
L’arrivo dei Magi


I sapienti dell’Oriente, come san Giovanni Battista nel grembo della Madre, come l’asino e il bue, secondo l’Oracolo di Isaia, come i pastori, sono tra coloro che riconoscono la venuta del Messia. In questi soggetti viene simbolicamente configurato l’intero cosmo: nel Battista e nei profeti, tutto il popolo dell’Antica Alleanza; nell’asino e nel bue, tutto il creato che riconosce (con la stella cometa) il suo Creatore; nei pastori, i dimenticati della terra. Essi, per il continuo contatto con animali impuri e vivendo spesso fuori dalle città, erano in costante stato di impurità e non potevano partecipare alle liturgie del tempio. Proprio loro saranno gli araldi del nuovo tempio. Nei tre Sapienti venuti dall’Oriente, i Magi, si nascondono invece i pagani e tutta quella parte di umanità che, pur senza provenire dalla stirpe di Abramo, in Cristo è chiamata alla Salvezza. L’antifona che accompagna il salmo invitatorio nel tempo dell’Epifania recita: Venite, adoriamo il Signore apparso tra noi. Le antifone delle lodi e dei vespri disegnano il profilo di Colui che, apparendo, ha raccolto attorno a sé fin dall’inizio tutte le genti: La luce è venuta per te Gerusalemme, su di te si è levata la gloria del Signore: nella tua luce cammineranno le genti, alleluia. O ancora: Tutte le nazioni verranno ad adorarti, daranno gloria al tuo nome, o Signore.
Si snoda così, liturgicamente, il cammino della Chiesa alla scoperta di Colui che adora ogni giorno sull’altare.
Il tempo dell’Epifania si compie dentro ad altre due manifestazioni: il Battesimo del Signore, prima domenica del Tempo Ordinario, e le nozze di Cana, un Vangelo che si legge ogni tre anni nella terza domenica di gennaio. L’ultima celebrazione e, quindi l’ultima tappa che chiude definitivamente il Mistero dell’Incarnazione del Verbo, cade nel giorno della Candelora. Con la Presentazione di Gesù al Tempio, Cristo entra in quella casa che l’aveva atteso per secoli. Anche qui, di tutto il popolo, solo pochi lo riconoscono, tra questi il vegliardo Simeone che lo acclama: Gloria di Israele e luce delle genti.