Auguri dentro l'alba

Dietro il Calvario dipinto da Delug già spunta un'alba nuova, quella della Pasqua. La nostra preghiera per voi sia colma di questa luce.

Sembra rosa da una bomba. Sembra piagata da un attentato senza senso, la montagna sopra la quale s'inerpica la piccola Chiesa dipinta da Delug.
Non possiamo contemplare questa tela senza pensare alle tragedie di questi giorni: ai cristiani d'Egitto dilaniati da una esplosione, agli ignari passanti di Stoccolma falciati al suolo, ai tanti attentati simili, occorsi in questi anni. Un calvario infinito, dove si ha paura ad ammettere che la lotta è contro il Cristo e a quella società che da lui, e dalla cultura giudaico cristiana, prende avvio.
Quest'anno, nella domenica della palme, mentre si svolgeva a Pietrarubbia il Passio, ovvero la ricostruzione storica della passione, Il silenzio della notte è stato attraversato da un grido che ha ghiacciato l'aria: Maria vedeva cadere sotto il peso della croce il Figlio Yeshua. Sul biancore della strada un fagotto scuro abbracciava il corpo esangue di Gesù. Un fotogramma che resta addosso, negli occhi e nel cuore, mentre ci si accinge ad entrare nella settimana santa. Chi farà davvero memoria di questo dolore? Chi si lascerà cambiare da questo dolore? Chi abbandonerà le sue vie di morte per abbracciare l'umile via di salvezza che è il corpo di carne di Cristo, presente oggi nella sua Chiesa? «Nessuno», pare rispondere la storia; «nessuno», risponde l'evangelista Matteo che quest'anno accompagna le meditazioni sulla Pasqua.
Matteo, nella passione, non concede a Gesù nessuna compagnia, egli è solo: nessun angelo a confortarlo nell'orto degli ulivi; nessuna Veronica sulla via dolorosa; nessuna gratuità, nel Cireneo, a prendere la croce; nessun buon ladrone accanto a lui; né Giovanni, né Maria ad accogliere le ultime parole della sua agonia. Solo due donne pennellano di dolcezza la crudezza del racconto, sono: la Maddalena, con il suo vasetto di nardo durante la cena di Betania, e la moglie di Pilato con il suo sogno premonitore. Anche nel dipinto di Delug le donne sono protagoniste. Vogliamo in questa Pasqua riconoscerci in una di loro. Particolarmente in quella Maria che si volta di scatto come sorpresa da una coscienza, sopraffatta da una verità misteriosa che ha da compiersi. Ed è per questo scatto che, al di là della montagna sventrata riusciamo a vedere il lento corteo che accompagna il Cristo verso la cima.
Che ci sia dato di vedere. Questo vogliamo chiedere per noi, e per l'attuale umanità; che cadano le squame dagli occhi, che si frantumi l'illusione di un mondo senza Dio e senza Cristo, ove si possa esser migliori e più liberi. La Madonna sviene, non regge lo strazio del dolore. Forse la Madonna sviene anche ora, alla vista di questa tormentata storia, sorda ai suoi richiami, di questa Chiesa vacillante in preda a divisioni che le impediscono di capire quale sia la posta in gioco e di vedere, appunto, il disegno del Nemico dell'uomo.
Anche noi nella bellezza della nostra nuova fondazione in Repubblica, abbiamo sperimentato la sofferenza della divisione, della dispersione, ma ciò che ci dà forza è il bene più grande che ne deriva: porre, nel cuore di San Marino, la radice stessa del cristianesimo, che è l'Eucaristia. Per questo vale la pena di soffrire, qualche disagio. Per la salvezza di molti, vale il sacrificio di pochi.
Non solo il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, ma anche le nostre piccole gocce di sangue offerte nella quotidianità sono semi di senape, capaci di far germogliare l'albero della fede.
Dietro al corteo dolente del Cristo che sale il calvario, già albeggia. Nella preghiera della notte di Pasqua, la Madre di tutte le veglie vogliamo affidarvi a quest'alba. Unica realtà certa, dentro i chiaroscuri di questo mondo in mutamento.