Dedicato a Papa B16

Si è spento a Roma, Joseph Ratzinger, accompagnato dalla preghiera di molti nella Chiesa. Ho avuto la gioia e l'onore di incontrarlo più volte. Ecco alcuni tra i miei ricordi.

Lo ricordo così, con il suo sguardo penetrante e luminoso.
In quel mercoledì, 3 Dicembre 2008, l’aula Nervi era gremita di persone. Andrea Pamparana, don Gabriele ed io, in prima fila, attendevamo il nostro turno. Quando giunse davanti a noi il tempo si fermò.
Papa Ratzinger, così impacciato con la folla, così apparentemente poco comunicativo di fronte alle telecamere, aveva invece la capacità di farti sentire unico. Davanti a lui c’eravamo solo noi. Ci parve, per un attimo, d’avere tutto il tempo di stare col Papa, quasi comodamente seduti in un salotto, mentre sua Santità non ci rivolgeva frasi di circostanza, ma s’interessava di noi.
Conosceva bene la nostra Diocesi, San Marino- Montefeltro; il nostro vescovo di allora, mons. Luigi Negri (morto un anno fa nello stesso giorno di Papa Benedetto); conosceva bene Andrea Pamparana e ora era ansioso di conoscere noi.
Dentro quegli occhi chiari mi sentii profondamente a casa e mille immagini passarono velocissime nella mia mente, principalmente una. Nonostante fossi ancora in un Monastero di clausura papale, il 19 aprile 2005, ero sotto il colonnato di San Pietro, dopo una corsa per le vie di Roma e le campane che, impazzite, suonavano tutte insieme a causa della fumata bianca. Un’esperienza che non dimenticherò mai. Mi parve d’esser uno di quei pastori che, avvertiti da una voce angelica, correvano senza indugio a incontrare la luce vera, che illumina ogni uomo. Per me, in quel momento, la luce vera, quel frammento di luce vera, era il vicario di Cristo in terra.
La voce commossa e tremante di un cardinale annunziò il nome di Joseph Ratzinger e, mentre la folla in piazza espose in un boato, accanto a noi ci fu il silenzio, voci sommesse iniziarono a produrre commenti poco edificanti e a dipingere a tinte fosche la figura di Papa Benedetto XVI. Ebbi una stretta al cuore, guardai don Gabriele, una piccola suora asiatica, casualmente lì accanto a noi, incrociai gli occhi di altre persone che i commenti malevoli avevano ammutolito. Ci fu come una silenziosa e mutua intesa, così con tutta la voce gridammo: «viva il Papa». A quel punto furono gli altri a tacere, mentre molti, come per effetto domino, sotto il colonnato si unirono al nostro grido: viva il Papa!
Anche io non avevo saputo apprezzarlo adeguatamente in anni precedenti, avevo criticato alcune sue posizioni che, allora, mi parvero rigide; impegnata nel dialogo interreligioso, non avevo capito testi come la Dominus Jesus. Poi però lo scoprii, come di colpo, grazie a una sorella a me carissima e illuminata da Dio, suor Maria Natalia della Trinità; grazie a un religioso che mi seguì fin da novizia e che lavorò fianco a fianco con Joseph Ratzinger, il card Velasio de Paolis; grazie a un libro intervista bellissimo dell’allora ministro Pera. Grazie a tre sacerdoti che vennero al monastero a farci pregare, tremanti di paura, perché impegnati attivamente nella teologia della liberazione e chiamati al cosiddetto Sant’Uffizio dal «terribile» card Ratzinger. Si espressero così, ma quando tornarono da Roma vennero a rendere testimonianza dell’abbraccio di misericordia che avevano incontrato, della calda umanità di questo uomo, della sua assoluta comprensione. Mi colpì veder tremare dal pianto e balbettare quelle stesse labbra che tanto avevano infierito contro di lui.
Ed ora ero lì davanti a lui, faccia a faccia, per un altro libro intervista, questa volta su di me e firmato da Andrea Pamparana.
Ero lì a sperimentare il caldo abbraccio di quello sguardo, riservato, fermo, pienamente consapevole del suo ruolo, eppure totalmente accogliente verso di te, come fossi l’unico al mondo.
Grazie Joseph Ratinger, grazie emerito papa Benedetto XVI, grazie per il tuo dolore, per le tue solitudini alla guida della Chiesa; grazie per questi anni silenziosi e oranti che hanno sostenuto il tuo successore, papa Bergoglio.
Grazie per esserti spento così, nella discrezione più totale, come nella discrezione sei vissuto. Tutta la Chiesa ti piange, tutta la Chiesa ti ama, ora ricordati di lei. Ricordati di papa Francesco, tu che hai conosciuto le difficili vie della reggenza della Chiesa; ricordati dei cristiani perseguitati nel mondo; ricordati di quelli che hanno sbagliato, come hai saputo fare mentre eri in vita. Ricordati di noi, monache dell’adorazione perpetua, che così benignamente hai voluto approvare nel loro inizio. Non ho potuto dirtelo, ma proprio in questo anno che ha visto spegnersi la tua luce, noi abbiamo ricevuto l’approvazione pontificia definitiva. Ora, in cielo, custodisci la nostra fedeltà.