Il lungo cammino di Vera

Ha iniziato da noi un cammino a piedi, nel lontano 2008, voleva raggiungere Assisi e poi, forse anche Roma. Quel cammino non è mai terminato: Vera cammina ancora con noi. Grazie suor Maria Vera del Volto Santo per quello che sei! Eccola sua testimonianza.


Il mio nome è suor Maria Vera del Volto Santo e sono una monaca dell’Adorazione Eucaristica a Pietrarubbia.
Sono nata e cresciuta in una famiglia credente a Rimini, tra casa, scuola e parrocchia. Alla fine del liceo mi trovavo come davanti a un trivio: o continuare a studiare, o andare a lavorare o consacrarmi, però non sapevo dove. Proprio in quel momento ho incontrato suor Maria Gloria all'incontro annuale con una compagnia di amici artisti, Il Baglio. Era venuta per raccontare la sua esperienza e io l'ho sentita come la risposta alle mie domande: ho incominciato a frequentare il suo monastero di Adoratrici a Monza.
Insieme ad altre ragazze e ragazzi abbiamo iniziato un’amicizia vocazionale attorno all’Eucaristia e al monastero, chiamata Igam, ossia I Giovani Adoratori Missionari. Intanto mi sono iscritta a Lettere a Bologna e anche lì sono nate tante amicizie. Da ultimo ho conosciuto quello che diventerà il mio moroso storico, Marco. Con tutta questa apertura alla vita mi sono lanciata nelle relazioni con entusiasmo, ma ogni gioia ha inscritta la sua croce.

Il fidanzamento con Marco è stato subito messo alla prova dalla distanza e dalle differenze caratteriali, mentre le amicizie si rafforzavano e mi accompagnavano con fantasia e fedeltà nel cammino verso il Signore.

Continuavo a vedere, anche se più di rado, suor Maria Gloria che da poco si era trasferita nel Montefeltro, a pochi chilometri da me. Intuivo la manovra di accerchiamento di Gesù, ma non riuscivo a rinunciare al mio amore terreno. Gesù però alla fine ha vinto: il mio moroso è entrato in una comunità di laici consacrati e io nel monastero dell'Adorazione Eucaristica di Pietrarubbia.

Da qui inizia la mia avventura monastica: all'inizio vedevo solo le rinunce che avevo fatto, mi sentivo presa alla sprovvista. Poi pian piano mi sono resa conto che tutto di questa nuova vita mi corrisponde: rivivo un'infanzia spirituale stupita di tutto ciò che mi accade perché qui si canta, si studia di tutto, ma senza l'apprensione degli esami, si impara un metodo di lavoro, si fa esperienza della natura sia nell'orto sia con gli animali, si acquista un’umanità a tutto tondo. Le relazioni con la Madre e le sorelle sono di sprone a migliorarsi e a vedere la verità di sé. Incominciano ad entrare altre ragazze e anche due ragazzi che desiderano vivere la vita monastica, come noi, attorno all’Eucaristia. Presto arriva una casa anche per loro. Poi la gioia che avevo accumulato negli anni della formazione incomincia a essere messa alla prova: le responsabilità, l’avere dietro di me sorelle più piccole che dovendo prendere il buon esempio, spesso non lo vedono… Passo attraverso momenti di crisi e pur continuando a partecipare alle iniziative belle della comunità, sono alla ricerca di me stessa, vivendo come ripiegata.

Quello che mi salva da questi momenti è la riscoperta della figura del Padre: il sentirmi figlia, il ripercorrere con gratitudine le tappe che mi hanno portato a questa vita. Ciò mi permette di tenere sotto gli occhi la grazia anche dei momenti bui, nei quali tocco con mano la mia pochezza. Così, come portata in braccio da Dio stesso arrivo alla professione solenne.

Poche settimane dopo arriva la proposta di aprire un secondo convento in Diocesi a San Marino e la comunità si separa. Ci viene chiesto di essere uno nella divisione, di mostrare l’Uno che è Dio, nella città e nell’eremo. Come tutte le cose forti, se messe alla prova, la nostra amicizia e la fraternità cresce. Sperimentiamo sempre più anche le insidie del male e la forza della preghiera notturna, comunitaria ed esorcistica per guarire le nostre ferite personali, quelle della comunità e quelle di chi bussa alla porta del nostro monastero. Abbiamo visto anche rinascere Igam, da un gruppo di ragazzi affascinanti dall’Adorazione, e questo ci è parso come il dare frutto di tutta una vita di semina.

Con la Pandemia c'è stato poi un ulteriore passo: da un lato scoprire la grazia di abitare in un luogo così accogliente e bello, e i lavori che abbiamo intrapreso in giardino per ripristinare il frutteto. Dall'altro la presa di coscienza di una missione per questo mondo affamato di bellezza, che ci ha portato a condividere la santa Messa quotidiana e altri momenti di preghiera e catechesi con chi ne sentiva più bisogno. Ora la missione continua: quella di vedere e far vedere agli altri il Volto di Dio, anche nelle attuali circostanze.