La Sho'ah delle Banconote

Il 27 gennaio si è celebrato il giorno della memoria. anche noi vogliamo ricordare e lo facciamo attraverso un documento storico di grande interesse. Nell'inferno della seconda guerra mondiale non ci furono soltanto le stelle gialle e i triangoli rossi da apporre agli indumenti, non solo i cartelli informativi davanti alle vetrine dei negozi (vietato ai cani e agli ebrei), ma anche fu stampata una banconota. Non solo eugenetica, dunque, ma anche una sorta di eu-economica. Ecco un lungo ma documentato articolo del nostro caro amico numismatico Battista Magalotti.
Autore:
Magalotti, Battista
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ecco sette banconote che furono spendibili solo nell’Inferno del campo di concentramento nazista di Terezin.

La parola Sho’ah nel suo termine etimologico significa Tempesta Devastante, nel linguaggio odierno si riferisce allo sterminio ebraico durante il secondo conflitto mondiale; ma più comunemente viene usato il termine olocausto.

Il 27 di gennaio è stato istituito come giorno della memoria per non dimenticare . Lo storico Marc Bloch che pagò l’essere ebreo ad Auschwitz , scrisse che “l’incomprensione del presente deriva dall’ignoranza del passato” ’conseguentemente conoscere il passato per capire il presente.
In quasi tutti i campi di concentramento nazisti furono emessi buoni,per far fronte alle varie necessità quotidiane del campo, che però non avevano l’aspetto di banconote ma buoni con numeri serie e valori convenzionali . Eccezione unica fu quella di Theresienstadt.
L’emissione di queste pseudo banconote fu premeditata e studiata. Vennero quindi stampate per dimostrare al mondo gli aspetti di una vita normale nell’emergenza del campo di concentramento,tentando di ingannare le varie commissioni e le delegazioni della croce rossa internazionale.
Il progetto di queste 7 banconote tutte raffiguranti in un ovale Mosè con le tavole della legge dei dieci comandamenti in caratteri ebraici, prima della loro stampa definitiva fu fatto rimodellare dai gerarchi di Berlino. Il volto di Mosè era ritenuto poco ebraico fu ricorretto nella curva del naso, per assomigliarlo meglio ad un adunco ebreo.
Nella parte destra sotto la stella di Davide fu fissato il valore del biglietto,( che mai nessuna banca del mondo ha potuto cambiare e commutare in danaro). I valori erano:
1 Krone grigio verde al dritto e rovescio di mm.51x101
2 Kronen al dritto rosa al rovescio lilla mm.55 X 110
5 Kronen al dritto baige chiaro al rovescio marrone mm 59 x 118
10 Kronen al dritto grigio sl rovescio grigio bluastro mm 64 x125
20 Kronen verde chiaro filigranato geometricamente mm. 67x134
50 Kronen verde bluastro filigranato geometricamente mm 71 x 143
100 Kronen marrocncino filigranato geometricamente mm 75 x150.
Pur essendo stati stampati in 53 milioni di Kronen, pochi se ne vedono in commercio fra i raccoglitori collezionisti di carta moneta. Il valore commerciale odierno, è di appena qualche decina di euro. Tuttavia essi rappresentano una prova storica e tangibile degli atroci racconti di coloro che furono costretti a riceverli in pagamento di mercede per lavori e servizi. Privi di qualsiasi valore effettivo per l’acquisto di beni e cose.
I primi campi di concentramento vennero aperti dai nazisti nel 1933 per gli avversari del regime e le razze considerate inferiori.
Il Fhurer fin dal suo arrivo al potere, si dedicò alla realizzazione del suo sogno di potenza che doveva assicurare l’egemonia spettante alla razza ariana.
La politica di persecuzione degli ebrei fu alla base di questa strategia, e venne attuata con lucida follia fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Fonti di studio, hanno rivelato, che gli ebrei uccisi nei campi di concentramento furono 5.860.000 ma a questi si devono aggiungere altri 5 milioni circa, di civili tra i gruppi di zingari,membri dell’intellighentia polacca, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di geova, delinquenti abituali ,o persone definite antisociali, come mendicanti, vagabondi, infelici ecc.
Secondo il piano nazista, ogni singolo ebreo doveva essere soppresso. Erano considerati una razza che aveva lo scopo di dominare il mondo, e quindi rappresentanti un’ ostacolo al dominio ariano.
Anche l’Italia s’accodò alla lotta antisemita, in modo meno cruento,ma lo stesso aberrante mediante l’emanazione delle leggi razziali; se Athene piange, Sparta non può ridere.
Il 14 Luglio 1938 venne pubblicato sul “Giornale d’Italia”il manifesto degli scienziati razzisti, che riassumeva nel contenuto di 10 punti le tesi naziste :
1) l’ esistenza delle razze umane corrispondenti a realtà fenomeniche
2) l’ esistenza di grandi e piccole razze,
3) Il concetto di razza puramente biologica
4)che la popolazione dell’Italia era di origine ariana e la sua civiltà ariana.
5)che il movimento dei popoli non aveva influenzato la fisionomia razziale della nazione Italia.
6) Che esisteva, ormai, una pura razza italiana del concetto biologico e del concetto storico linguistico
7) che era tempo che gli Italiani si proclamassero francamente razzisti
8) che era necessario fare una netta distinzione fra mediterranei d’Europa (occidentali) da una parte, gli orientali e africani dall’altra
9) Che gli ebrei non appartenevano alla razza italiana.Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto: anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia” e cosi continua:” Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perchè essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani”
10) Che i caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo, e pertanto l’unione sarà ammessa solo nell’ambito di razze europee.

Il manifesto non fu che la premessa al conseguente Regio decreto legge 5 settembre 1938- XVI, n. 1390
recante provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, che tra l’altro stabiliva non poter essere ammesse all’insegnamento persone di razza ebraica anche se comprese in graduatorie di concorso antecedente a tale data; che non potevano essere iscritti alunni di razza ebraica alle scuole di qualsiasi ordine e grado. Seguite da altre disposizioni che entrarono in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Due giorni dopo, un Nuovo Regio Decreto –Legge 7 Settembre 1938-XVI, n.1381 recava i provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri. Seguì il 6 ottobre la Dichiarazione sulla razza da parte del gran consiglio del Fascismo che stabiliva il divieto di matrimonio di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camite semite e altre razze non ariane.- la dichiarazione terminava:”il gran consiglio del fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare l’immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell’Etiopia. Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebri potranno essere annullate o aggravate a seconde dell’atteggiamento che l’ebraismo assumerà nei riguardi dell’Italia Fascista ec.c”
Seguirono altri R.D.L. 17 Novembre 1938, n.1728 (XVII) G:U. n: 264; del 19/11/1938 convertito in legge il 5 gennaio 1939,n. 38- recante provvedimenti per la difesa della razza italiana-.I proclami e i decreti, non rimasero lettera morta.

Il 29 Giugno 1939 vennero dettate le norme sull’esercizio della professione da parte di cittadini di razza ebraica.
Alle disposizioni legislative si aggiunsero ben presto altri provvedimenti presi con semplici circolari. -Si proibiva agli ebri di andare in villeggiatura, di avere domestici di razza ariana; di essere proprietari o amministratori di aziende interessate alla difesa nazionale.
Esclusi da tutte le banche e da tutte le imprese private. Molti venivano internati o confinati, altri precettati per il lavoro obbligatorio.Gli ebrei stranieri venivano possibilmente espulsi. Le famiglie erano angosciate per i figli cacciati da scuola, dai posti di lavoro senza una ragione, e senza potersi difendere; esclusi dal mondo dello spettacolo,dalla professione di giornalista e notaio.

Si crearono perciò anche in Italia campi per i prigionieri di guerra organizzati in maniera militare il cui comandante era quasi sempre un colonnello. Il Campo di concentramento aveva la funzione di limitare la libertà individuale. Le prefetture di appartenenza nominavano il “commissario”con funzione di direttore del campo, coadiuvato dai carabinieri La censura della posta era demandata al podestà. Le località dei campi si trovavano per la maggior parte nelle regioni dell’Italia centro-meridionale.
Anche in questi campi di concentramento vennero stampati diversi tipi di buoni per le varie necessità, che però non avevano le caratteristiche di banconote di cartamoneta come quelle sopra descritte.
Con l’avvento poi della Repubblica Sociale molti di questi internati furono inviati in germania nei campi di Auschwitz, Treblinka ecc

In una ricerca scolastica della scuola elementare statale “don Milani”di Macerata Feltria nell’anno scolastico 1994-1995 sono state raccolte in un libro “EBREI A MACERATA FELTRIA” le voci testimonianze documenti “le vicende del campo d’internamento dal 1940-1944”. Di ciò che successe anche nelle nostre zone, con documenti terribili e inconfutabili, ma che per oltre un sessant’ennio furono sepolti nell’oblio. Ora resi pubblici dalle nuove generazioni per non dimenticare. Il libro è stato pubblicato a cura dell’Amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino e del Comune di Macerara Feltria.
Il campo d’internamento libero, consisteva nel domicilio coatto presso un comune. - Nelle Marche i comuni interessati furono un centinaio. Gli individui , spesso ospitati da amici, non potevano spostarsi dal Comune assegnato senza l’autorizzazione dei carabinieri o dal Podestà. La censura della posta era demandata al Podestà.
Gli internati erano per lo più persone facoltose che avevano avuto esperienze di lavoro e di affari, appartenenti al mondo della cultura e della politica che, dovettero adattarsi ad una vita ben più disagiata di restrizioni e di persecuzioni, spesso compresi solo dalle persone più umili che fornirono loro aiuto amicizia e cibo con grave rischio personale. A Macerata Feltria fu internato una delle grandi personalità della cultura Italiana il Prof. universitario Ugo Guido Mondolfo direttore della rivista “Critica Sociale” una delle riviste più prestigiose dell’Italia post’ unitaria, che fu Compagno d’Università di Cesare Battisti e Gaetano Salvemini. Dopo l’8 settembre 1943 riuscì ad emigrare in Svizzera.

Finita la guerra fu eletto deputato socialista nella prima legislatura repubblicana. Divenne poi uno dei principali esponenti del PSDI.
Il problema umano dell’olocausto, con l’eliminazione degli ebrei europei al suo ultimo stadio fisico nei campi di sterminio, ora ci è fatto conoscere attraverso la letteratura, il cinema la televisione, ma infinite altre umiliazioni e torture furono inflitte anche agli ebrei in Italia e sono rimaste nell’oblio.
La sintesi di quel periodo storico e della sua immensa tragedia, è riassunta in una lapide stilata alla fine del conflitto nel l945 – esposta sull’edificio comunale di Macerata Feltria.
SU DALLE STRAGI ORRENDE MEDITATE E COMPIUTE DA UN ATTILA REDIVIVO E PIU’ FEROCI SALE UN GRIDO STRAZIANTE D’ANGOSCIA L’EUROPA SANGUINA E PIANGE IL MONDO INNORRIDITO LA STORIA SCRIVE SUL FRONT E DEI SECOLI DUE NOMI MALEDETTI
BENITO MUSSOLINI ADOLFO HITLER.
Il popolo Maceratese Aprile 1945

L’articolo di cui sopra venne pubblicato sul n. 208 della rivista Panorama Numismatico del mese di giugno 2006, a riprova del lungo silenzio non ero a conoscenza di questa bella pagina del mio Comune che avrei portato a conoscenza di molto più vasto pubblico.
Non molto tempo fa sono venuto a conoscenza che anche il Comune Montecopiolo fu testimonio in prima persona, di questa tragedia tra la primavera e il settembre 1944 accogliendo un folto gruppo di Ebrei di origine slava fuggiti da Asolo e alloggiati inizialmente a Bellaria. Furono accolti dagli abitanti della frazione di Pugliano Vecchio nelle loro case come sfollati. Non se ne era mai parlato pubblicamente fino all’uscita del libro “GIUSTI D’ITALIA” curato per la versione italiana dalla giornalista Liliana Picciotto, (con la prefazione di Gianfranco Fini e un messaggio di Carlo Azzelio Ciampi).

Fu in quell’occasione che il giornale La Voce di Romagna il 3 marzo 2002 intitolò a proposito dell’aiuto dato dagli abitantidi Pugliano Vecchio agli Ebrei - in prima pagina a tutto campo :
UN INTERO PAESE DI PERLASCA
Leo Gabrielli ricorda il Salvataggio degli ebrei in fuga

Gli ebrei sfollati furono aiuti dal maresciallo dei carabinieri Osman Carugno, dall’albergatore Ezio Giorgetti, dal vescovo di Rimini monsignor Vincenzo Scozzoli, dal vicario monsignor Pisolini dall’incisore Angelini. Inviati come sfollati del sud Italia, (come risultavano ufficialmente) anche se la quasi totalità parlava pochissimo l’italiano. I documenti identificativi erano carte di Identità autentiche con un timbro falso del Comune di Barletta, (opera dell’incisore Angelini di Rimini) e compilate dal Segretario Comunale di S. Mauro Pascoli avvocato Giovanetti che ne aveva italianizzato i nomi. I carabinieri di San Leo erano al corrente ma facevano finta di nulla. Gli abitanti di Puglino vennero a conoscenza della vera identità dei loro ospiti solo all’arrivo degli alleati, ma tutti avevano capito che non erano italiani. Quando gli ebrei si videro costretti a lasciare Bellaria e Igea Marina il Giorgetti aveva trovato loro la sistemazione nella Villa Battelli che venne affittata per 2.200 lire al mese. In tutto vi furono sistemate 39 persone. Ma dopo circa due mesi la villa Battelli venne requisita dai tedeschi che vi allestirono una specie di ospedale. Fu allora che Gabrielli Giuseppe, Grassi Paolo, Guerra Ciro, Severini Alfeo, Casali Ciro e Grassi Vittoria in Bonci li accolsero nelle loro case.