Maddalena e l'Imperatore
Caro Napoleone, di oggi e di ieri, il paradiso cʼè!- Autore:
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Forse nel 1808 quando suor Maria Maddalena dell’Incarnazione iniziò la sua avventura di Fondatrice di un nuovo Istituto tutto dedito all’Eucaristia, non poteva immaginare quale risposta straordinaria stava per dare Dio, attraverso di lei, agli uomini non solo del suo tempo, ma anzi ancora di più del nostro.
Siamo convinte che l’Ordine delle Adoratrici, che ha dato alla storia della Chiesa già molti frutti di santità spesso nascosta e silenziosa, sia solo all’inizio del suo lungo cammino. Qualcuno le considera un Ordine in estinzione, forse perché in Italia non tutti i Monasteri godono di molte vocazioni, tuttavia per quanto difficile possa essere la pagina di storia che stanno vivendo il loro carisma è pulsante di vita e verrà certamente allo scoperto.
Ci induce a dire questo la celebrazione di oggi, 29 novembre, che è per noi la memoria della Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione
Nata nel 1770 e morta nel 1824 ha sigillato nella sua breve vita le date storiche di una svolta epocale. Non solo perché ha avuto la rivelazione a fondare le Adoratrici perpetue nel 1789, anno della Rivoluzione Francese, ma anche perché le sue date d’inizio e fine vita sono vicinissime a quelle del grande condottiero e imperatore Napoleone Bonaparte (nato nel 1769 e morto nel 1821).
Se ci trovassimo sfogliare alcune frasi dette da colui che Orwell nel suo libro la Fattoria degli Animali considera il primo dittatore moderno ci renderemmo conto della lucidità che quest’uomo aveva nel considerare alcune realtà del suo tempo: Cito solo alcuni esempi:
«Che cos’è la storia, se non una favola su cui ci si è messi d’accordo?».
«Lo stupido parla del passato, il saggio del presente, il folle del futuro».
«Quando in un piccolo Stato si diffonde l’abitudine di condannare senza sentire, di applaudire un discorso dettato dalla passione, quando vi si dà il nome di virtù all’esagerazione ed al furore, e si accusa di delitto la moderazione e l’equità, allora quello Stato sta per cadere in rovina».
«I preti ripetono continuamente che il loro regno non è di questo mondo, e si impadroniscono di tutto ciò che è a tiro. Il Papa è il capo di questa religione celeste ma si occupa soltanto di questa terra».
E in verità tutto il clima che stiamo respirando da caccia alle streghe (o meglio da caccia al cristiano) trova la radice nelle parole del “grande” condottiero:
Non è forse vero che tutto è cominciato con il raccontare una storia sulla quale “tutti” fossero d’accordo, o meglio tutti fossero concordi nella menzogna? Non è forse vero che la stupidità coincide oggi con il radicamento nella tradizione, che la rapidità con cui si vive rende il futuro inesistente o folle e che l’unica saggezza è il carpe diem?
La terza frase di Napoleone non è forse il ritratto fedele dell’Europa “unita”?
E l’ultima frase, quella sulla Chiesa ingombrante e approfittatrice e su un papa che s’impiccia di affari politici da cui dovrebbe starsene fuori, non è il cavallo di battaglia dei nostri amici laicisti?
Ebbene a tutto questo Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione ha risposto in modo molto semplice, ma proprio per questo molto sapiente. Ha indicato una radice da cui partire: L’Eucaristia, che è nella Chiesa la testimonianza pulsante di una storia che non è fatto da uomini, ma da Dio. L’Eucaristia testimonia silenziosamente che la vera contro-storia è quella della Chiesa, dei martiri e dei santi, che hanno davvero visto e condiviso le battaglie più importanti dell’umanità.
Ha voluto qualcuno che di questa verità, spirituale e storica, cioè l’Eucaristia si facesse memoria vivente. I monasteri nella città sono il segno pulsante di una vita e di un tempo altro. Di un passato che non può essere disatteso, con il quale bisogna fare i conti per vivere realmente il presente, di un futuro che non è nelle nostre mani, ma che deve essere tenuto di fronte come meta.
Madre Maria Maddalena ha testimoniato con la propria vita l’implicazione politica della fede, pagando di persona e con l’esilio la sua posizione umana e spirituale, la sua fedeltà al Papa e la dimensione pubblica della fede.
Con il suono provocatorio della campane ha voluto indicare il primato della preghiera, cioè dell’ascolto rispetto a quello della demagogia e delle strategie educative.
Si è dedicata all’educazione della fede del popolo non attraverso grandi apparati, ma nella logica dell’incontro interpersonale della relazione che salva dal provvisorio e dal virtuale.
I suoi monasteri inoltre dovevano essere l’immagine della gioia e del paradiso. Forse, grazie anche al carteggio tenuto con la Madre di Napoleone Letizia Bonaparte, avrà sentito il suo quasi coetaneo pronunciare espressioni simili: a questa:
«Le pene dell’inferno furono inventate per supplire alle insufficienti attrattive che ci si offrono in Paradiso».
Così la Madre ha educato il popolo con la grande attrattiva della Bellezza, nella liturgia, nei colori dell’abito, nel sorriso delle monache, nel clima tutto agostiniano dell’amicizia, per dire a chi stava precipitando nel pessimismo e nell’angoscia del nulla: il Paradiso c’è.