Pasqua nella tregua
Una Pasqua, quest'anno, che raccoglie due pesanti eredità: una pandemia che sembra non avere mai fine e una guerra che non avrebbe mai dovuto avere inizio. Sono i sentimenti che ci hanno accompagnato in questi giorni e che portano a Dio insieme a questi drammi tutte le vostre intenzioni.È Pasqua! La lettura della Passione del Salvatore ci riporta tra le strade di Gerusalemme con voci urlanti, con pianti e rumori di legni e di frustrate. Il terrore. È una passione che abbiamo visto rivivere per le strade di san Marino, nell’ultimo venerdì di Quaresima, prima dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. San Marino, una città che solo pochi giorni prima, pullulava di donne che indossavano fiocchetti azzurri e gialli, colori della bandiera Ucraina. Abbiamo raccolto le voci commosse di coloro che ci hanno raccontato dal vivo la guerra, la concitazione delle loro incomprensibili parole si spegneva nello sguardo verso lo schermo del cellullare, mentre il traduttore informatico ci rendeva consapevoli della passione in atto. E allora erano lacrime, lacrime per una guerra assurda, lacrime per le vittime innocenti, i giovanissimi soldati e i civili; lacrime per i soprusi; lacrime per il popolo ucraino e per il popolo russo, che questa guerra se l’è trovata addosso senza assenso e senza senso.
Così nei nostri auguri di Pasqua desideriamo proporvi un’ideale visita, approfittando della tregua, entro la cattedrale di Kiev, cuore della fede Ucraina. Entriamo là, fissando gli occhi in preghiera sull’iconostasi che ci accoglie.
Un gioiello bagnato nell’oro, la cattedrale di Kiev, le sue cupole azzurre e stellate sembrano cercare il conforto di un cielo che si è fatto cupo. È Pasqua, c’è un silenzio spettrale, da tregua, ma la memoria è ancora segnata dai rombi di aerei e di scoppi e il cuore è stretto nella morsa della paura.
Entriamo e l’oscurità del suo interno, il baluginio delle candele e l’intenso aroma dell’incenso ci avvolge come una promessa di bene e di eternità. Ci accodiamo silenziosi tra i pochi fedeli presenti, ascoltiamo il pianto sommesso, le preghiere balbettate colme di domanda e di speranza e ci avviciniamo all’iconostasi: Il Cristo pantocratore, la Vergine Madre col Figlio Bambino, i santi del popolo ucraino. Ci attrae un’icona, la prima a sinistra.
Affondata nell’oro, riflesso di un cielo inconoscibile, ecco la Maddalena. Sì in lei ci riconosciamo, ci sorprende che sia ritratta qui , proprio lei, una santa che è modello e guida per la nostra vita monastica.
Due occhi profondi e azzurri ci guardano. Maria d Magdala è tutta stretta in un abito scuro come il cielo fuligginoso della guerra. Spuntano i lunghi capelli da sotto il velo, memoria di giorni tranquilli, di corse serene per le vie della città. La Maddalena porta il suo vasetto di nardo prezioso alla guancia. Ella sembra appoggiarsi a quell’unguento che narra di morte e sepoltura.
O Signore, come possiamo ripetere ancora dopo secoli di esperienze gli stessi tragici errori di ricorrere alle armi per dirimere le contese, come possiamo ancora bramare possessi, dopo che tu hai detto, davanti alla tavola della tua consegna, nell’ultima cena che è davvero grande solo colui che serve.
L’altra mano della Maddalena punta verso l’alto, verso il cielo, ma non è vuota. Regge un uovo rosso; rosso come il sangue versato, lucido come il pianto versato ma pieno di promessa e di vita. Ci è caro regalare uova rosse a Pasqua, uova decorate a mano, uova di cera che scaldino la tavola e i cuori. Quest’usanza è proprio dell’Oriente cristiano, in Ucraina e in Russia regalare uova rosse decorate è un segno beneaugurale. Diverse leggende raccontano dell’uovo della Maddalena. Una molto antica racconta che quando Maria Maddalena annunciò agli apostoli che Cristo era risorto, Pietro la guardò scettico e disse: «Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse!». Le uova si colorarono di rosso cosicché presso i cristiani si diffuse l’usanza di donare a Pasqua uova decorate di rosso.
Ci vogliamo riconoscere allora nel gesto della Maddalena di Kiev, quello di sollevare verso l’alto l’uovo colorato della speranza, promessa di una vita nuova, certezza di una rinascita dopo l’ora buia del dolore e della prova.
Auguri di rinascita allora. Auguri che questa Pasqua faccia davvero nuove tutte le cose, il dolore e la prova ci indichino nuove vie, di speranza e di pace.
Guarda il Video