San Marino in tempo di Covid

Dal nostro Monastero di San Marino uno sguardo sul panorama insolito di una Repubblica deserta. il racconto appassionato di suor Maria Karola.
Autore:
sr Maria Karola Zuntini
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La città che, come ci ha insegnato suor Gloria è il luogo degli uomini, con le sue architetture, i suoi negozi, i suoi movimenti e rumori, ora è ridotta a deserto, avvolta da un silenzio surreale: le saracinesche dei negozi sono abbassate, come in un lutto. Echi di voci lontane non ci raggiungono, malgrado qualcuno parli a voce alta, supplicando un ascolto, che da una finestra chiusa si affacci un umano e ricominci un dialogo.
I motori di qualche auto sfrecciano sulle strade senza traffico.

Ci siamo nascosti dentro. Nessuno incontra più nessuno. Gli affetti sono diventati pericolosi e le chiese sono aperte per le ombre, l'orologio si e fermato; il tempo aumentato è diventato estremamente lungo e la volgarità tace.
Silenzio spettrale... con gemiti di pianto dentro gli appartamenti, persone prostrate dopo un risveglio da incubo
Bocche cucite da mascherine e corpi distanti, prima confusi nella indecente promiscuità dei cartelli pubblicitari, adesso scomparsi dai tableau, e l'arte è imprigionata dentro teatri muti e sbarrati.
La sola musica: quella delle sirene delle ambulanze o il suono consolante delle nostre campane, che scandiscono i 3 momenti dell'Angelus è che tanto fanno compagnia agli abitanti del centro storico sammarinese


Non è ancora venuta la fame nella pancia. Nella prosperità abbiamo dimenticato l'indigenza e nella indigenza dimentichiamo la prosperità, parafrasando Ben Sira.


Stiamo scoprendo che esiste davvero il "Vangelo della sofferenza (come direbbe ancora Papa Wojtyla), che accomuna ricchi e poveri, celebrità e persone normali; che da malati si è tutti poveri.
Che manca davvero mangiare il Corpo di Cristo, e il famoso detto " ti hanno tolto la Messa" ora è più vero che mai e nessuno sa fino a quando.


Tuttavia, In questo periodo di distanza sociale, ci stiamo riscoprendo "fratelli", come riscriverebbe Ungaretti - bastano dei piccoli, divertenti, o informativi Whatsapp, che rompono la solitudine obbligata e sollevano la domanda più affettuosa "come stai? "
Con il coraggio che serve a far stare in vita me e te, con quella passione che rafforza te e me, con quella attenzione che ci protegge a vicenda, con quella preghiera che cura me e cura te.