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Dedicato all'amico più grande

Autore:
Monache dell'Adorazione Eucaristica
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il discorso del Papa agli artisti

Sì, è dedicato all’amico più grande questo spazio, quell’amico più grande che riconosciamo nella persona di Benedetto XVI. Siamo colme di gioia noi per la singolare coincidenza che ha visto radunarsi una rappresentanza significativa di tutti gli artisti del mondo attorno al Santo Padre il 21 novembre, giornata pro-orantibus. Il caso, davvero non esiste! Questo evento nel giorno dedicato alle claustrali, è risuonato nel nostro cuore come una conferma: il cammino della contemplazione e il cammino della bellezza sono inscindibili. La nostra vocazione ci porta a guardare al Bellissimo che risplende nel Santissimo Sacramento, ma che risplende pure in tutta la creazione e nelle opere di coloro che della bellezza del creato si fanno interpreti e cantori: gli artisti di ogni tempo!
Vogliamo qui “spigolare” tra le righe del discorso che il Santo Padre ha rivolto appunto agli artisti convenuti nella splendida cornice della Cappella Sistina. Riportiamo tre paragrafi: il saluto iniziale dove si riafferma l’inscindibile legame tra cristianesimo e bellezza. Un passo centrale del discorso in cui è contenuto un rimando a Paolo VI, al legame fra bellezza e speranza e all’angoscia che talora esprime l’arte moderna. Qui il Santo Padre cita lo straordinario passo di Dostoevskij per il quale il mondo non potrà mai fare a meno della bellezza.
E infine vi offriamo le ultime battute dell’intervento del Sommo Pontefice dove si incoraggia, anche ricordando le parole del Santo Padre Agostino, a comunicare la bellezza attingendo alla fonte inesauribile della bellezza stessa che è Dio!
Spigolando il Papa:
Un’amicizia indissolubile fra Cristo e la Bellezza
Con questo incontro desidero esprimere e rinnovare l’amicizia della Chiesa con il mondo dell’arte, un’amicizia consolidata nel tempo, poiché il Cristianesimo, fin dalle sue origini, ha ben compreso il valore delle arti e ne ha utilizzato sapientemente i multiformi linguaggi per comunicare il suo immutabile messaggio di salvezza. Questa amicizia va continuamente promossa e sostenuta, affinché sia autentica e feconda, adeguata ai tempi e tenga conto delle situazioni e dei cambiamenti sociali e culturali.
Il mondo ha bisogno di Bellezza per non cadere nella disperazione
Il legame profondo tra bellezza e speranza costituiva anche il nucleo essenziale del suggestivo Messaggio che Paolo VI indirizzò agli artisti alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’8 dicembre 1965: «A voi tutti - egli proclamò solennemente - la Chiesa del Concilio dice con la nostra voce: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici! (Enchiridion Vaticanum, 1, p. 305)». Ed aggiunse: «Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani… Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo (Ibid)».
Il momento attuale è purtroppo segnato, oltre che da fenomeni negativi a livello sociale ed economico, anche da un affievolirsi della speranza, da una certa sfiducia nelle relazioni umane, per cui crescono i segni di rassegnazione, di aggressività, di disperazione. Il mondo in cui viviamo, poi, rischia di cambiare il suo volto a causa dell’opera non sempre saggia dell’uomo il quale, anziché coltivarne la bellezza, sfrutta senza coscienza le risorse del pianeta a vantaggio di pochi e non di rado ne sfregia le meraviglie naturali. Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza? Voi sapete bene, cari artisti, che l’esperienza del bello, del bello autentico, non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall’oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello.

Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto. L’espressione di Dostoevskij che sto per citare è senz’altro ardita e paradossale, ma invita a riflettere: “L’umanità può vivere - egli dice - senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo.
Comunicate la bellezza, comunicando il Bellissimo
Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza! Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita!

La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente.

Sant’Agostino, cantore innamorato della bellezza, riflettendo sul destino ultimo dell’uomo e quasi commentando ante litteram la scena del Giudizio che avete oggi davanti ai vostri occhi, così scriveva: «Godremo, dunque di una visione, o fratelli, mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia: una visione che supera tutte le bellezze terrene, quella dell’oro, dell’argento, dei boschi e dei campi, del mare e del cielo, del sole e della luna, delle stelle e degli angeli; la ragione è questa: che essa è la fonte di ogni altra bellezza (In Ep. Jo. Tr. 4,5: PL 35, 2008)». Auguro a tutti voi, cari Artisti, di portare nei vostri occhi, nelle vostre mani, nel vostro cuore questa visione, perché vi dia gioia e ispiri sempre le vostre opere belle. Mentre di cuore vi benedico, vi saluto, come già fece Paolo VI, con una sola parola: arrivederci!

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